MILANO – Agnese e Letizia, Paolo e Carmelo. Chi lo ha detto che il loro matrimonio non “s’ha da fare”? A Cormano (comune della cintura di Milano), il 21 maggio, le due coppie omosessuali sono state sposate da Maria Vittoria Longhitano, il primo sacerdote donna ordinato in Italia.
L’evento ha suscitato non poche polemiche, non tanto per il fatto che a sposarsi fossero due coppie gay (cosa che la legge italiana non consente) quanto perché a officiare il rito fosse una donna, sacerdote dell’ordine dei “Veterocattolici”. Un nome, quello della confessione cui afferisce la “pretessa”, che non deve ingannare: in primo luogo perché i suoi pochi ma accesi fedeli (circa un centinaio in tutta Italia) sono sì cattolici, ma non nel senso di sottoposti alla Chiesa di Roma (che non riconosce in alcun modo il sacerdozio femminile) ma legati a quella di Utrech, che è, però, riconosciuta dal Vaticano. In secondo luogo perché sono cattolici che hanno ben poco di “vetero”, anzi incoraggiano posizioni fortemente progressiste, appoggiando, come in questo caso unioni dello stesso sesso e comunicando i transessuali.
“Non ci distinguiamo dalla Chiesa di Roma solo per il fatto che abbiamo ministri donne – spiega Maria Vittoria Longhitano – ma anche perché non riconosciamo l’infallibilità di nessuno che non sia Dio, quindi né quella del Pontefice, né quella del nostro Primate e consentiamo a tutti i nostri ministri di sposarsi, ai divorziati di ricevere la comunione e diamo la benedizione alle coppie dello stesso sesso”.
Nonostante l’apertura del clero veterocattolico sui temi delle unioni, il paragone con i Promessi Sposi manzoniani non deve apparire azzardato, perché il percorso per celebrare il matrimonio di Cormano non è stato semplice: nessuna chiesa, infatti, si è resa disponibile a ospitare la cerimonia, che è stata celebrata all’aperto e nei giorni precedenti le nozze la sacerdotessa milanese ha ricevuto decine di minacce di morte (tanto che è stata necessaria la presenza dei vigili a presidiare Villa Torretta, dove si è svolto il rito).
Ostacoli che non hanno fermato né gli sposi e le spose, né Maria Vittoria Longhitano, che ha portato avanti la sua convinzione, già espressa altre volte, “che Dio non sia omofobo” e ha letto agli sposi un passo del libro dialogo tra Rut e Noemi del libro di Rut: «Dove andrai tu, andrò anch’io; dove ti fermerai mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio», parole dette da una donna a un’altra donna e che molti leggono come una dichiarazione di amore incondizionato, presente nella Bibbia, di una donna a un’altra donna.
