MILANO – Nell’inchiesta sulla sanità lombarda che vede già indagato il governatore uscente, Roberto Formigoni, spunta il nome dell’assessore Paolo Alli, “fedelissimo del presidente Formigoni, che ne ha preteso l’elezione sicura a deputato pdl in quanto numero 2 nella circoscrizione ‘Lombardia 3′”, scrive il Corriere della Sera. E viene fuori il ruolo di Pierangelo Daccò, già condannato a 10 anni per il crac del San Raffaele e indagato nell’inchiesta sul caso Maugeri, anche nelle nomine ai vertici della sanità regionale.
A fare il nome di Alli, secondo quanto riporta il quotidiano di Milano, è stato Antonio Spanevello, sovrintendente sanitario della Fondazione Maugeri.
Spanevello ricorda il caso di un bando nell’estate del 2011 per 90 posti letto per pazienti subacuti a Legnano. In quella circostanza, ha raccontato Spanevello, il suo capo, Costantino Passerino, “mi disse che grazie ad un incontro che aveva avuto con l’assessore Paolo Alli, molto potente a Legnano, molto vicino al presidente Formigoni e perciò garanzia che l’operazione sarebbe andata a buon fine, aveva avuto garanzie per poter impiantare lì una nuova realtà. Alli disse a Passerino di mettersi in contatto con il direttore dell’Asl di Legnano, dottoressa Dotti, per concordare le linee operative di dettaglio. Seguì una riunione nell’ufficio di Passerino con i tecnici dell’Asl, nella quale furono definiti i criteri di unicità che avrebbero favorito la Maugeri, rendendo praticamente certa la sua scelta tra i partecipanti alla gara”.
Scrive il Corriere della Sera:
Esce il bando pattuito, però per una durata di soli 3 anni, e alla Maugeri non basta: “Passerino, visto che Dotti non si era adeguata, ha deciso di tornare da Alli con cui aveva concordato fin dall’inizio il meccanismo generale di accordo. Come risultato, l’Asl di Legnano ha indetto una nuova gara identica alla prima, conforme alle caratteristiche concordate ma di durata di 9 anni, e con l’accreditamento della struttura a carico dell’Asl e non più a carico del vincitore del bando. A questa gara siamo stati invitati in 5 Ircss e l’abbiamo vinta. Valore 4/5 milioni di euro l’anno, con un ricavo previsionale per Maugeri di circa 500 mila euro”.
Le dichiarazioni di Spavenello hanno già portato all’iscrizione nel registro degli indagati del direttore generale del settore ricerca del ministero della Salute, Massimo Casciello, per l’ipotesi di abuso d’ufficio. Secondo quanto riporta il Corriere, al momento di immaginare richieste di finanziamento alla Regione per progetti scientifico-sperimentali Casciello avrebbe detto a Spevanello di “fare delle modifiche. In pratica i progetti da noi predisposti non avevano il vestito formale della ricerca, per cui la Regione non avrebbe potuto erogare i finanziamenti” per i quali serviva l’approvazione del ministero. “Era chiaro (…) che il finanziamento era frutto di un accordo che superava la libera valutazione del ministero”.
Secondo il racconto del vicario della direzione regionale, Luca Merlino, “Daccò indicava la somma di cui Maugeri o San Raffaele avevano necessità e poi i tecnici dovevano dare una veste formale all’erogazione. Daccò otteneva ciò che chiedeva in quanto sistematicamente nelle delibere più importanti appoggiava le sue richieste” perché “Daccò gli garantiva utilizzo di barche, vacanze costose, case in Sardegna, feste per celebrarne l’immagine”.
Daccò avrebbe avuto un peso anche nelle nomine, come quella di Renato Botti, successore di Francesco Beretta alla direzione della Sanità: “Manifestai a Formigoni la mia sorpresa, avrebbe spiegato Beretta, aggiungendo che secondo me il mio naturale successore era Fazzone, competente e di esperienza. Formigoni mi disse che non si fidava di Fazzone e che preferiva nominare Botti, il quale gli era stato segnalato da Daccò”.