Scomparve 33 anni fa, i genitori chiedono di riaprire il caso: “Disobbediamo alle regole dei testimoni di Geova”

La chiesa di Racale (Lecce)

E’ scomparso il 20 giugno 1977 ma i genitori ancora non demordono. La madre e il padre di Mauro Romano, che allora avevano sei anni, hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica di Lecce per riaprire il caso di loro figlio, sparito da Racale (Lecce) ben 33 anni fa.

E’ scomparso il 20 giugno 1977 ma i genitori ancora non demordono. La madre e il padre di Mauro Romano, che allora avevano sei anni, hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica di Lecce per riaprire il caso di loro figlio, sparito da Racale (Lecce) ben 33 anni fa. Nella denuncia – riporta la Gazzetta del Mezzogiorno – sono indicati i nomi di alcune persone, testimoni di Geova come la famiglia Romano, tra i quali potrebbero esserci i responsabili del rapimento.

Il piccolo Mauro, che oggi avrebbe 39 anni, scomparve mentre giocava vicino alla casa dei nonni materni, essendo i genitori in Campania per il funerale del padre dell’uomo. Le indagini dei carabinieri e gli accertamenti compiuti anche da un investigatore privato ingaggiato dalla famiglia non approdarono a nulla. “Non l’abbiamo fatto prima – spiegano Natale Romano e Bianca Colaianni  – perché le regole della nostra congregazione impediscono di denunciare un fratello. Adesso però siamo stufi e non riteniamo più di obbedire”.

Mauro è morto, qualcuno che voleva fargli del male è andato oltre le intenzioni, uccidendolo e poi nascondendo il corpo. Ad esserne convinto è Adriano Gei, l’investigatore venuto dal che per anni ha indagato sulla scomparsa del piccolo. Questo “qualcuno”, secondo l’investigatore privato, sarebbe da ricercare nella cerchia dei parenti. Anzi ha un nome e un cognome. Le sue convinzioni Gei le aveva espresse in un esposto presentato trent’anni fa alla procura della Repubblica.

L’investigatore, nel corso delle sue indagini, ha riunito vari indizi sulla scomparsa, o possibile omicidio, del piccolo Mauro. Sulla scena del crimine, la casa dei nonni, rimasero solo gli stivaletti, parzialmente bruciati. Ma l’investigatore aveva messo in fila alcuni reperti trovati a Castelforte, una zona nelle campagne di Racale a 10 minuti di auto: oltre alle scarpe, ossa di diversa lunghezza e dimensione, campioni di terreno insieme a frammenti di carbone e arbusti bruciati, pezzi di un sacco di plastica anch’esso bruciato, altri elementi rinvenuti nei luoghi dell’indagine.

Secondo la tesi di Gei Mauro fu portato via dalla casa dei nonni, la sera del 20 giugno 1977, chiuso in un sacco di plastica attraverso il giardino contiguo alla casetta di vico Immacolata. Poi sarebbe stato ucciso. L’investigatore è arrivato a queste conclusioni partendo dai risultati delle ricerche delle forze dell’ordine con tre cani poliziotto che “assunsero un atteggiamento frenetico, quasi furioso, fiutando senza sosta i luoghi e nel tentativo di approfondire le tracce”. Nella zona di Castelforte, dove Mauro sarebbe sparito, e poi morto, per mano di un parente.

Oggi, dopo 33 anni, i genitori del piccolo hanno deciso di rompere il lungo silenzio e sono convinti che il responsabile sia qualcuno che non è mai stato interrogato e che molte persone in questa storia non hanno la coscienza pulita perché prima hanno parlato, poi hanno cambiato versione.

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Sandro