Mediaset, Berruti assolto per prove insufficienti

Il processo “non ha consentito di acquisire la prova sufficiente che l’odierno imputato abbia presentato un effettivo contributo, di tipo indifferentemente morale o materiale” nella costituzione e nella gestione e operatività del conto della società Jasran. È quanto si legge nelle motivazioni dei giudici dell’ottava sezione penale di Milano che lo scorso 4 febbraio hanno assolto il parlamentare del Pdl Massimo Maria Berruti.

Berruti, già ufficiale della Gdf e consulente di Fininvest, era finito sotto processo per riciclaggio nell’ambito di un filone dell’inchiesta sulla compravendita dei diritti televisivi Mediaset. Il parlamentare era accusato di riciclaggio di somme di denaro ottenute “gonfiando” i costi dei diritti televisivi e cinematografici per creare “fondi neri”.

Secondo i giudici, la documentazione agli atti “non può neppure surrogare la dimostrazione di un’effettiva ingerenza nella gestione delle movimentazioni finanziarie transitate sul conto intestato a Jasran, dopo la costituzione della società” da parte di Berruti, il quale non risulta peraltro – spiegano i giudici in sintesi – aver dato direttive riguardo alla gestione del conto svizzero, né prelevato denaro contante e nemmeno controllato i documenti bancari.

Pertanto, si legge nelle motivazioni, “una complessiva ed equilibrata valutazione di tutti gli elementi illustrati non può che condurre, in conclusione, all’assoluzione di Massimo Berruti dalla condotta di riciclaggio ascrittagli (…) per non aver commesso il fatto, ai sensi dell’art.530 comma 2 cpp”. Berruti si è visto anche dichiarare prescritta una parte dei capi di imputazione, mentre per altri episodi contestati è stata disposta la trasmissione degli atti alla Procura al fine di procedere per appropriazione indebita e non per riciclaggio, reato il primo che però viene contestato fino al 1995, e dunque anche esso coperto da prescrizione.

Nelle motivazioni il tribunale evidenzia di essere arrivato al “ridimensionamento dell’originaria ipotesi di accusa”, perché si è rivelata “in parte diversa da come contestata in imputazione, in parte priva di sufficiente riscontro probatorio, in parte inerente ai fatti-reato ormai prescritti”. Inoltre si evidenzia che il reato presupposto del riciclaggio contestato a Berruti, cioé l’appropriazione indebita ai danni di Fininvest “era semplicemente menzionata nel capo di imputazione, ma neppure sommariamente descritto”, in quanto non é stata fornita alcuna indicazione sul concreto “meccanismo appropriativo”.

Tra le varie cose poi i giudici hanno “sicuramente” escluso che Fininvest fosse stata acquirente dei diritti tv al centro della vicenda, sostenendo invece che “acquirenti erano invece le società Reteitalia spa e Mediaset spa”. Infine, secondo il collegio, non ci sono prove “in ordine all’effettiva destinazione del denaro drenato dalla ‘Silvio Berlusconi Finanziaria’ e del trasferimento tramite Fininvest alle società Imi e Smg”.

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Alberto Francavilla