La strada era già segnata dai processi milanesi Mediaset e Mills. Ed è seguendo quella strada che il giudice Marina Zelante ha deciso di inviare gli atti alla Consulta perchè valuti gli eventuali profili di incostituzionalità della legge sul legittimo impedimento, fermando ancora ai nastri di partenza l’udienza preliminare per tutti i 12 imputati, tra cui Silvio Berlusconi, coinvolti nella vicenda Mediatrade.
Nella mattinata di giovedì 24 giugno il giudice, dopo aver preso atto dell’istanza di legittimo impedimento ‘ordinario’ depositata sabato scorso dai legali del premier, Niccolo’ Ghedini e Piero Longo, in quanto impegnato al G8 in Canada e di rientro in Italia il prossimo 4 luglio, ha sospeso l’udienza dicendo di voler consultare la sua agenda.
L’obiettivo, almeno quello comunicato alle parti, era proporre una serie di date in modo da poter celebrare il procedimento. Ma dopo oltre due ore, l’atteso rinvio se non al 27 luglio (data in cui il Presidente del Consiglio aveva dato la disponibilita’) quanto meno alla fine di settembre si è trasformato in uno stop. Il giudice, senza nemmeno discutere con accusa e difese, prima ha eccepito d’ufficio l’illegittimita’ della legge varata lo scorso 7 aprile e che consente di sospendere i processi per le più alte cariche del governo per non oltre sei mesi e ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale, e poi ha deciso di non stralciare la posizione di Silvio Berlusconi dagli altri imputati, tra cui il figlio Pier Silvio e il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.
In sostanza ha sospeso per tutti in attesa del parere della Consulta che dovrà valutare se la norma, come ha sostenuto il gup, viola l’articolo 138 della Costituzione. Infatti per il giudice Zelante ”per l’istituzione di una nuova prerogativa per i membri del governo”, e’ un passo della sua ordinanza, ”e’ necessaria una legge costituzionale”. Una decisione, questa, che conferma in Silvio Berlusconi la convinzione di una persecuzione dei giudici politicizzati nei suoi confronti.
Nel corso del consiglio dei ministri il premier si sarebbe infatti sfogato sostenendo che l’intento chiaro dei giudici è quello di volerlo affossare e non farlo governare. La decisione di non separare la posizione del capo del Governo, spiega invece il gup, discende dal fatto che ”benchè la separazione sia la prassi e non l’eccezione, vincoli e connessioni probatori sono tali”, anche ”in considerazione di esigenze di economia processuale”, da dover sospendere il processo e di conseguenza i termini di prescrizione per tutti.
Una mossa che tutti i legali si aspettavano, anche se non subito ma piu’ in la’ nel tempo. ”E’ una decisione che appare al di fuori dai principi della Consulta sulla leale collaborazione”, ha commentato l’avvocato Ghedini. ”Indipendentemente dal non condividere l’ordinanza – ha aggiunto – il giudice si è dimenticato di valutare l’impedimento odierno, che era pacificamente legittimo, e che la difesa aveva offerto una data ravvicinata”, circa la disponibilità del premier ad essere in aula.
Ghedini ha inoltre sottolineato che era stato anche proposto ”di articolare un adeguato calendario dopo la sospensione dei termini feriali. Da parte nostra quindi – ha concluso – c’era la massima disponibilita’ a fare il processo”. La stessa sorte del procedimento Mediatrade e’ toccata, qualche mese fa, ai processi sulle le presunte irregolarita’ nella compravendita dei diritti cinematografici e tv Mediaset e sulla vicenda della testimonianza, per l’accusa ‘comprata’, dell’avvocato David Mills. Tutti sono fermi in attesa che la Consulta si pronunci.