Melania Rea e Rossella Goffo: quel bosco maledetto e l’ombra di un serial killer

Rossella Goffo

ASCOLI PICENO – La gola squarciata, sul corpo lividi e segni di percosse, una siringa infilata sul collo e persino una svastica disegnata sulla schiena. Vira sull’horror il giallo di Carmela Rea, detta Melania, 29 anni, scomparsa il 18 aprile e trovata morta due giorni dopo. A rendere la vicenda ancora più sinistra c’è anche una singolare coincidenza, ammesso che di coincidenza si tratti: il punto in cui della donna si sono perse le tracce è poco distante dal Bosco dell’Impero dove il 5 gennaio scorso fu rinvenuto il cadavere di Rossella Goffo, la funzionaria della Prefettura di Ancona, anche lei scomparsa mesi prima, bruna e con i capelli lunghi come Carmela-Melania. Per il caso della Goffo c’è però un indagato per omicidio, l’operatore della questura di Ascoli Alvaro Binni, che proclama la sua innocenza. Se i due casi fossero collegati Binni sarebbe dunque innocente? Eppure lo spettro del serial killer comincia ad aleggiare nell’aria.

Chi ha ucciso Melania avrebbe anche infierito sul cadavere, incidendo segni e simboli nella carne, compresa una svastica, mentre non ci sarebbero segni di violenza sessuale. La salma è stata trovata in una zona boscosa, a qualche centinaio di metri da una deviazione lungo la strada provinciale 35 che conduce verso un chiosco. Una zona troppo lontana dal pianoro di Colle San Marco perché Carmela-Melania ci sia arrivata da sola. E ora gli investigatori sono al lavoro per capire cosa sia successo: se la donna sia arrivata in auto, magari con qualcuno che conosceva e di cui si fidava, oppure se sia stata stordita e uccisa altrove e poi trasportata in mezzo ai boschi abruzzesi. Sul luogo anche i magistrati delle Procure di Ascoli Piceno e di Teramo per accertare la competenza territoriale.

Melania si era allontanata dal marito e dalla figlioletta, dicendo che doveva andare in bagno: ma non è andata in un chiosco bar vicino al pianoro che domina Ascoli, anche se il gestore ha notato la famigliola nell’area giochi. Il marito l’aveva attesa invano prima di dare l’allarme. La coppia, di origini napoletane, abita a Folignano. Secondo i familiari, la vita di Carmela-Melania non aveva ombre: aveva sofferto di depressione post parto ma ne era uscita. Le ricerche si sono svolte a vasto raggio con la partecipazione di carabinieri, polizia, vigili del fuoco, speleologi del Cai, Protezione civile e unitàcinofile. Sono stati sentiti anche i pastori che pascolano i loro greggi a poca distanza da dove la donna è stata vista per l’ultima volta.

Per il caso di Rossella Goffo invece Binni è stato subito sentito come persona informata sui fatti, essendo stato tra gli ultimi a vedere Rossella viva. L’inchiesta ha una prima svolta il 18 giugno, con una vasta battuta nelle campagne dell’Ascolano, una zona da cui il 5 maggio erano partite alcune telefonate a vuoto da uno dei cellulari della donna. La Procura di Ancona indaga Binni a piede libero per omicidio volontario premeditato.

Tra gli elementi raccolti, anche una mail inviata dalla Goffo a un’amica, circa un anno prima, in cui la donna racconta che l’uomo ha cercato di soffocarla. Una circostanza però considerata inattendibile dal Tribunale del riesame, al quale il legale del tecnico, l’avvocato Nazario Agostini, si rivolge a luglio per chiedere la restituzione della pistola di ordinanza e di alcuni attrezzi sequestrati all’uomo.

Per i giudici del Riesame, non emerge ”non solo l’attribuibilità al Binni dell’omicidio, ma neppure la sussistenza stessa del fatto”. Ma solo su di lui si sono sempre concentrati i sospetti, in particolare dopo il ritrovamento del suo Dna su un coprimaterasso sequestrato nell’appartamento di Ancona, dove Binni sostiene di non avere mai messo piede. ”Sono certo – commenta l’avv. Agostini – che la procura indagante saprà individuare l’esistenza di un plausibile movente e di un plausibile responsabile, che allo stato, a mio avviso, non è possibile identificare in Binni. Il mio assistito continuerà a rinunciare a difendersi. Ha deciso da tempo di mettersi letteralmente nelle mani del pm”.

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Alessandro Avico