ASCOLI PICENO – I primi tabulati telefonici arrivati sul tavolo del sostituto procuratore forniscono una incontrovertibile verità sull’assassinio di Melania Rea: quando alle 15.20, dal telefonino del marito Salvatore, parte la prima chiamata per Melania il cellulare della donna, pur squillando a vuoto, aggancia un’altra cella, quella di Ripe di Civitella del Tronto, diciotto chilometri lontano, tra i boschi che s’affacciano a strapiombo sul mare, dove il suo cadavere 48 ore dopo sarebbe stato ritrovato. Ecco, ci sono 40 minuti almeno nei quali Melania Rea è passata da Colle San Marco al bosco delle Casermette per essere, laggiù, aggredita e uccisa.
Quaranta minuti che diventano cinquanta se si considera la testimonianza del gestore del chiosco. Quando i carabinieri gli ricordano l’abbigliamento di quella donna, che pure lui da lontano aveva notato, e quando ne riconosce giubbotto e pantaloni, Alfredo Ranelli aggiunge: “Erano le due e mezza”. A completare il quadro di questi primi tabulati arrivati in soccorso delle indagini, c’è la povera mamma di Melania, l’ultima che può dire di averne sentito la voce al telefono. L’ha chiamata da Somma Vesuviana alle 13.30 di quello stesso giorno, e parlato con lei per 12 minuti. La Pasqua vicina, la bambina che cresce, il trasferimento di Salvatore ormai imminente: di questo hanno parlato.
Deve essere stato quindi pochi minuti dopo che tutti e tre sono usciti dall’appartamento di Folignano, diciamo prima delle due. Salvatore aveva degli strani pantaloni corti e solo una maglietta per una giornata che, almeno a Colle San Marco, si sarebbe rivelata discretamente fredda. E proprio questi pantaloni e questa maglietta dovrebbero essere ora fra i capi d’abbigliamento che il caporal maggior ha consegnato di sua spontanea volontà al Ris di Roma perché vengano analizzati.
“Ci sono già stato in quel posto – avrebbe ripetuto Salvatore in caserma – nel posto dove è stato ritrovata Melania. Ci sono stato con lei, dieci giorni fa, e abbiamo fatto l’amore”. L’amore? Dieci giorni fa? E la bambina dov’era? “In macchina” ha detto e ridetto Salvatore, e alla fine è stato lasciato andare.
I carabinieri si chiedono perché Salvatore abbia riferito l’episodio solo a ritrovamento del cadavere avvenuto, perché non si sia spinto fin lassù, all’indomani della scomparsa, quando decise di rimanere in casa con la sua piccola nonostante sia ritenuto da tutti un grande conoscitore di quelle montagne.