L’orecchino, tracce di sangue: Melania Rea uccisa dove è stata trovata

ASCOLI PICENO – E’ stata uccisa nel bosco delle Casermette, in provincia di Teramo, lo stesso luogo in cui il suo corpo è stato scoperto trafitto da coltellate Carmela Melania Rea, la mamma di 29 anni, scomparsa il 18 aprile dal colle San Marco (Ascoli Piceno) e rinvenuta uccisa due giorni dopo nella pineta abruzzese. Sabato durante un sopralluogo degli investigatori con un’unità cinofila sono stati scoperti un orecchino schizzato via, tracce biologiche (da cui si potrà risalire al Dna dell’aggressore) e quelli che fonti investigative ritengono ”evidenti segni di colluttazione”. Ci sono anche tracce di sangue (in un punto diverso da quello in cui si trovava il cadavere), che dimostrano l’uso di un’arma da taglio sul posto.

Insomma, abbastanza per bloccare la salma della giovane donna che stava per essere restituita ai familiari per i funerali già fissati per martedì. A dare una svolta all’inchiesta (condotta in parallelo dalle Procure di Ascoli e Teramo) è stato il fiuto di Atos, un pastore belga malinois del soccorso alpino della Guardia di Finanza dell’Aquila, specializzato per la ricerca in superficie, in valanghe e macerie di persone scomparse e dello loro tracce. Atos è stato portato sul pianoro del San Marco, dove la giovane donna era salita con il marito Salvatore Parolisi, caporalmaggiore dell’esercito in servizio ad Ascoli, e la figlioletta di un anno e mezzo.

Con il personale delle Fiamme Gialle ha battuto la strada dietro ad un’area giochi in cui Melania è sparita come nel nulla e dove non sarebbe stato trovato niente di particolare. Poi è stato portato 11 chilometri più su, nel territorio abruzzese, nella zona del Chiosco della Pineta, a fianco del quale il corpo martoriato della giovane donna era stato scoperto. E lì nei pressi ha fiutato le altre tracce di sangue, mentre è saltato fuori l’orecchino. Particolari ritenuti importanti dagli inquirenti, tanto che uno dei magistrati ascolani che seguono l’inchiesta, il pm Umberto Monti si è recato immediatamente sul posto. Molti ancora i punti da chiarire: segni sulle pareti di legno del chiosco, che però potrebbero essere stati lasciati dal lancio di qualche pietra e quindi non collegati al corpo a corpo tra Melania e il suo carnefice, lo stato del cadavere che non ha subito l’assalto di animali selvatici.

Ma soprattutto potrebbe cambiare la dinamica ad oggi ipotizzata dell’omicidio: finora si pensava che la salma fosse stata portata nella pineta dopo la morte, poco prima del ritrovamento. Il decesso potrebbe essere avvenuto dopo qualche ora di agonia. Sul fronte delle indagini si continua a lavorare sulla vita di Melania e del marito, che abitavano da circa tre anni a Folignano. Venerdì pomeriggio e venerdì sera, fino oltre mezzanotte, lui è stato sentito dai carabinieri come persona informata sui fatti, insieme ad altri parenti per ricostruire il contesto familiare e delle frequentazioni della coppia, con attenzione anche all’ambiente di lavoro del militare, addestratore delle reclute femminili del reggimento Piceno.

Sarebbe anche emersa una vecchia frequentazione extraconiugale di Parolisi, che però secondo le verifiche già fatte non avrebbe collegamenti con la tragica morte di Melania, mentre non avrebbe acquistato consistenza l’ipotesi di uno stalker che avrebbe preso di mira la ventinovenne. E già da sabato il colle San Marco, teatro della sparizione della giovane donna, comincia ad essere popolato dai gitanti e dalle loro tende in vista del 25 aprile, data in cui la città di Ascoli festeggia la Liberazione (e’ medaglia d’oro della Resistenza come primo Comune a ribellarsi ai nazifascisti) e San Marco. Ci saranno cerimonie al cippo dedicato ai caduti della Resistenza, dove di Melania si sono perse le tracce.

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