ASCOLI PICENO – Spunta un nuovo testimone nel caso dell’omicidio di Melania Rea. Sebbene tutti gli altri teste giochino un ruolo rilevante all’interno del processo quest’ultimo potrebbe essere decisivo. Come riferisce il quotidiano il Centro, si tratta un sottufficiale in servizio al 123º reggimento di fanteria di Chieti ed è l’uomo su cui gli avvocati di Salvatore Parolisi puntano tutto. Secondo quanto lui stesso riferisce, il militare non vide l’auto di Parolisi nel luogo del delitto, nel bosco delle Casermette di Civitella (Teramo).
Eppure pare certo che il 18 aprile scorso, il giorno dell’omicidio di Melania Rea, il sottoufficiale si sarebbe trovavo di vedetta nel bosco delle Casermette di Civitella in prossimità del chiosco accanto al quale la donna è stata massacrata a coltellate. Così se quanto afferma il testimone, trovasse riscontro nella realtà, alle 14.30 avrebbe dovuto veder arrivare lungo la strada provinciale, e svoltare verso il chiosco, la Renault Scenic di Salvatore Parolisi. Il punto, però, è che il nuovo testimone sostiene di non averla vista.
Il militare è stato ascoltato per oltre un’ora dal sostituto procuratore Davide Rosati. Si è presentato a palazzo di giustizia in mimetica, ma quando ha visto i fotografi si è strappato i velcri con il cognome e il simbolo del reparto. Prima di lui è stato ascoltato a lungo, sempre come persona informata sui fatti, un altro sottufficiale dell’esercito, in servizio però al 235º reggimento Piceno, lo stesso di Parolisi.
Naturalmente ci sono molti dubbi. Come riporta il sito Newspedia infatti non si tratterebbe altro che di una bufala. Il sottufficiale in questione si è limitato a dire che non ricorda di aver visto una Renault Scenic simile a quella di Parolisi nel giorno dell’omicidio. Il che naturalmente non vuol dire che Parolisi non sia mai andato nel luogo del delitto: più probabilmente vuol dire che non è facile ricordarsi ogni macchina che passa per una strada e in un preciso giorno, fosse anche una strada non molto trafficata. Gli inquirenti infatti conoscevano già da tempo questa testimonianza, giudicata però non attendibile: ben diverso sarebbe stato il caso contrario, se il militare fosse stato sicuro di aver visto quell’auto passare in quel giorno.