ASCOLI PICENO – Erano da poco passate le 9 martedì mattina quando i carabinieri hanno bussato alla caserma Clementi per arrestare il caporalmaggiore Salvatore Parolisi, in esecuzione di un ordine di custodia cautelare in carcere del gip di Ascoli Piceno Carlo Calvaresi. Per il magistrato, che ha recepito l’impianto dell’accusa, quello di Carmela Melania Rea, la ventinovenne di Somma Vesuviana scomparsa ad Ascoli il 18 aprile scorso e trovata due giorni più tardi massacrata a coltellate in una pineta del Teramano, è stato un crudele uxoricidio.
Omicidio pluriaggravato dal rapporto di parentela e dalle modalità efferate (oltre trenta coltellate) l’accusa, a cui si è aggiunta quella di vilipendio di cadavere, forse in concorso con altri. Qualcuno tornò infatti nel Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella, molte ore dopo il fatto o addirittura a ridosso della scoperta della salma, per infliggere ferite post mortem, un taglio a forma di svastica e per infilzare una siringa usata nel seno della donna, in un tentativo di depistaggio.
Un delitto caratterizzato da un’esplosione di violenza che sembra commesso in un momento di furia, anche se i pm della Procura di Ascoli non escludono che ci sia stata premeditazione. All’origine di tutto, secondo gli investigatori, una relazione extraconiugale di Parolisi con una giovane e bella soldatessa, sua ex allieva, cominciata quando la moglie Melania era incinta, e diventata talmente importante da far promettere al militare di essere pronto a cominciare una nuova vita insieme alla giovane amante.
Per il comandante provinciale dei carabinieri, col. Alessandro Patrizio, Parolisi, che ha sempre proclamato la propria innocenza in varie trasmissioni Tv, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’unico interrogatorio da indagato, ”ha fatto tutto da solo”, senza complicità nè coperture. Secondo inquirenti e gli investigatori è stato messo alle strette tra le esigenze di Ludovica, che voleva presentarlo ai suoi genitori e aveva già prenotato un albergo ad Amalfi per il sabato di Pasqua, e il consueto tran tran familiare, con le feste di Pasqua a casa dei genitori in Campania con Melania e la piccola Vittoria.
Forse ”un uomo a due facce”, incapace di gestire il conflitto e fare delle scelte, con Ludovica che gli inviava messaggi pressanti via Facebook: ”non mi deludere”, ”che uomo sei?”. Dall’altro lato una moglie ”battagliera” come Melania, che non accettava la parola fine sul suo matrimonio. E che continuava ad intrattenere rapporti intimi con il marito, come quello, consenziente e non protetto, avuto pochi giorni prima della morte. Forse c’erano state discussioni in precedenza, ma per i carabinieri quel 18 aprile scoppiò una lite più esasperata.
Forse Melania ”toccò i tasti giusti”, minacciando uno scandalo che avrebbe bloccato la carriera militare di lui, o di rivelare ”alcune abitudini personali” del marito. Il risultato, sempre nella ricostruzione dei militari, è stata un’esplosione di furia brutale. L’arma del delitto, mai trovata potrebbe essere un piccolo coltello a lama piatta, che molti militari posseggono. Certo a carico di Parolisi, ha ammesso il col. Patrizio ”non c’è una prova regina, ma una summa di elementi pesanti” che indicano con precisione la sua responsabilità : le bugie e le contraddizioni; i risultati dell’autopsia che indicano con precisione l’ora della morte intorno alle 14:20, quando lui aveva raccontato di essere con Melania sul pianoro di Colle San Marco; i risultati delle celle telefoniche che indicano la probabile presenza dei due cellulari di Salvatore e Melania nella cella di Ripe intorno all’ora del delitto, un dato rafforzato dalle tante testimonianze di chi era sul pianoro quel giorno e non ha visto Melania.
Nel faldone dell’inchiesta sono entrate anche le conversazioni su Facebook tra i due amanti e la frettolosa cancellazione dei loro profili il 19 aprile, giorno dopo la scomparsa. Ma per i suoi avvocati, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, che sono andati alla caserma dei carabinieri per le prime formalità e poi in carcere a Marino del Tronto, il militare e’ ”sereno e tranquillo, anche se si trova in una situazione insolita. E’ pronto a combattere. E nell’ordinanza ci sono ampi spazi per concrete argomentazioni difensive”.
Netto il giudizio del padre di Melania che al genero ha augurato ”il male possibile”. Ora l’attenzione di tutti è per la piccola Vittoria. Lei molto probabilmente era lì e si spera che, addormentata sul seggiolino dell’auto, non si sia accorta di nulla. Ma i Rea intendono comunque chiederne l’affidamento temporaneo.