ASCOLI PICENO, 22 GIU – A due mesi dall’omicidio di Melania Rea la procura di Ascoli Piceno ha iscritto il marito Salvatore Parolisi nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio volontario aggravato soprattutto grazie al ‘film’, pazientemente ricostruito, di quel che accadde il 18 aprile a Colle San Marco. Il pianoro sopra Ascoli dove il caporalmaggiore sostiene di essersi recato quel pomeriggio con la moglie e la figlioletta Vittoria, prima che Melania ‘sparisse’ mentre si recava alla toilette del ristorante Il Cacciatore, e dove invece nessuno ha visto la giovane bellissima mamma, e neppure Salvatore. Non prima delle 15:30, quando Parolisi lancio’ l’allarme sulla scomparsa della donna.
Un’ora o poco piu’, dalle 14:20 alle 15:30, riavvolta come una pellicola cinematografica, in cui la scena resta sempre desolatamente vuota. Le istantanee scattate con il telefonino da alcuni studenti dell’Itcg che giocano a pallone sono ‘cieche’ – non c’e’ Melania alle altalene, non c’e’ Salvatore, e non c’e’ neppure la bambina – e nulla raccontano della famigliola le testimonianze di una trentina di persone raccolte dagli investigatori. Perche’, ormai sembra certo, Melania sul pianoro di Colle San Marco non e’ mai arrivata. A quell’ora forse e’ gia’ morta, colpita con 32 coltellate (sei alla schiena, 13 al torace, le altre alle gambe alle braccia e al volto), nel bosco delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, a 12 km di distanza.
Solo Alfredo Ranelli, il titolare del chiosco cui il caporalmaggiore si rivolgera’ cercando la compagna, parlera’, fra molte incertezze, di un Parolisi in maglietta e calzoncini avvistato nella zona delle altalene. Probabilmente e’ proprio Ranelli il filo cui l’uomo puo’ ancora aggrapparsi, la testimonianza che potrebbe aver fatto la differenza fra una richiesta di arresto e l’avviso di garanzia a piede libero che venerdi’ pomeriggio portera’ il militare davanti al pm Umberto Monti, per il primo interrogatorio da indagato. Non si sa ancora se Salvatore rispondera’ alle domande dell’accusa: lo decidera’ domani, in un incontro con i difensori, che, per bocca dell’avv. Walter Biscotti, lo descrivono come una persona sostenuta da una ”calma olimpica”. Nonostante il ”clamoroso attentato alle piu’ inviolabili garanzie del diritto di difesa” che, sostiene l’Unione delle camere penali, sarebbe stato consumato ai suoi danni con l’avviso di garanzia ‘ritardato’. Un affondo cui il procuratore di Ascoli Piceno Michele Renzo ha preferito replicare con un ”no comment”. Nel frattempo, l’attivita’ investigativa non si arresta. Stamani il sostituto procuratore Ettore Picardi, uno dei quattro pm applicati all’inchiesta, ha riascoltato nella caserma dei carabinieri Raffaele Paciolla, l’amico e vicino di casa cui Parolisi si rivolse il 18 sera perche’ lo aiutasse a cercare Melania, e con il quale si scontro’ in seguito dicendo di aver riconosciuto il luogo del ritrovamento del cadavere dalle foto scattate con il telefonino da Paciolla, il quale ha potuto agevolmente dimostrare di non aver mai fatto foto. Il 7 giugno, quando Parolisi e’ tornato ad Ascoli e ha gettato il telefonino dedicato all’amante Ludovica nel campetto di Villa Pigna, sotto gli occhi di un testimone che poi chiamo’ le forze di polizia, Salvatore e Raffaele si sono rivisti. Fra i due ci sarebbe stato un chiarimento (”su quelle fotografie mi sono confuso”): oggi il pm ha cercato di ripercorrere con Paciolla tutti i movimenti di Parolisi. In particolare perche’ Salvatore trascorse le giornate del 19 e 20 aprile, prima che la moglie venisse ritrovata morta, nella caserma del 235/o Rav Piceno, come se niente fosse. Domande e ancora domande, che due mesi nutrono anche i dubbi dei genitori e del fratello di Melania, da oggi tutti costituiti parte offesa nell’inchiesta.