“Salvatore Parolisi ti amo”: le ammiratrici scrivono al presunto killer di Melania

ROMA – La sua posizione resta grave ma per ora Salvatore Parolisi è solo indagato per l’omicidio di sua moglie Melania. C’è ancora molta strada per arrivare alla conclusione del giallo, ogni giorno un nuovo tassello si aggiunge per formare il complicatissimo puzzle. L’unica certezza è che il presunto killer continua a far strage di cuori: da quando è finito nell’occhio del ciclone mediatico/giudiziario il caporalmaggiore è subissato di lettere e messaggi d’amore. “Sono qui che ti aspetto”, “Salvatore ti voglio bene”, “Non mi importa se hai ucciso”: sono solo alcuni dei messaggi, spesso brevi, captati al suo nuovo indirizzo, il carcere di Teramo e sfuggiti alla stretta sorveglianza delle guardie. Ma il profluvio di missive era iniziato da subito, Salvatore stesso ne aveva parlato in una sua intervista. Non gli piaceva l’etichetta di playboy frettolosamente cucitagli addosso da giornali e televisioni. Alto, aitante, una vaga somiglianza con il bel tenebroso ex goleador Bobo Vieri, ha aggiunto un po’ di pepe alla morbosa curiosità suscitata da un delitto di paese. E pazienza se il fascino del killer supera la pietà per la vittima: Salvatore Parolisi è già, solo mostrandosi in occhiali da sole e mimetica, un personaggio da soap opera, magari di quart’ordine, ma sufficiente per alimentare fantasie impossibili, immedesimazioni assurde. In piccolo, fa parte di uno star system fatto in casa, si aggiunge alla lista di divi e personaggi che ogni giorno gossip e trash televisivo sfornano a getto continuo. Verrà dimenticato, prima di quanto ci si possa aspettare, come tutti gli altri.

Intanto, però, quelle lettere non sono solo l’oggetto di analisi di costume o di sociologia da ombrellone. L’istruttore militare conduceva una vita sentimentale abbastanza movimentata: gli inquirenti stanno setacciando parola per parola quei messaggi. In ogni frase, magari stucchevole o sgrammaticata,  può nascondersi la traccia decisiva, il dettaglio rivelatore nascosto. Un ago di verità nel pagliaio della mitomania. Ma la speranza degli investigatori è più che fondata: sul corpo di Melania sono stati trovati e messi a referto dei capelli di donna. Ad Ascoli continuano a cercare indizi nel bosco e a seguire tutte le piste, a Teramo si aspettano un passo falso, o magari che qualcuno/a si decida a scrivere a Salvatore, magari per pentirsi, forse per espiare. Basta una parolina, un indirizzo, un dettaglio compromettente.

Si riparla, naturalmente, in queste ore, dell’oscuro fascino esercitato da un assassino rinchiuso in carcere: vengono in mente il bandito Renato Vallanzasca, che in carcere ha trovato moglie, o Pietro Maso, che uccise a sangue freddo entrambi i genitori. L’imputato Parolisi non merita ancora il titolo di uxoricida: l’unica colpa accertata è di incarnare alla perfezione uno stereotipo di facile presa, specie presso il pubblico femminile. Anche sui forum di internet  è tutto un discutere, chiedere, interrogarsi: “ma a voi Salvatore piace”, talvolta contrapposto a un dubitativo “ma come ha fatto ad avere tutte quelle donne”. Il fatto è che corrisponde al cattivo-sexy di un romanzo di serie B. Fu Flaubert per primo a mettere in guardia le donne dalla cattiva letteratura, dai romanzetti, inventando il “bovarysmo”. Ma evitiamo di incorrere in facili censure anti-femminili: per par condicio, si legga “Le brave ragazze non leggono romanzi”, dove Francesca Serra smonta il mito dell’impressionabilità delle donne riabilitando il potere seduttivo del romanzesco. L’importante, adesso, è trovare il colpevole che ha ucciso Melania. Tutto il resto è letteratura.

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Warsamé Dini Casali