ASCOLI PICENO – C’è una nuova accusa per Salvatore Parolisi: Melania Rea, quando è stata uccisa, aveva i pantaloni abbassati, si fidava ed era indifesa, non poteva reagire. Lo scrive Andrea Pasqualetto sul ‘Corriere della Sera’. I pm di Teramo Greta Aloisi e Davide Rosati, che hanno preso in mano l’inchiesta, contestano a Parolisi una nuova aggravante: la minorata difesa. Melania si era abbassata volontariamente i pantaloni sotto le ginocchia, “la vittima era in condizioni di tranquillità, non si sentiva minacciata, né cercava di sfuggire a qualcuno che aveva identificato come un possibile aggressore”, scrivono i magistrati.
Proprio con questa nuova aggravante i pm contano di chiedere a breve, scrive ‘Il Corriere della Sera’, l’arresto di Parolisi. E intanto continuano a indagare sugli altri elementi di indagine, in particolare su quel dna trovato nella bocca di Melania. I magistrati sospettano che quel dna sia proprio di Parolisi. Il sospetto è confermato, scrive Pasqualetto, dai medici legali Adriano Tagliabracci e Sabrina Canestrari secondo cui “è ragionevole affermare che il contatto con il marito sia avvenuto poco prima del decesso”.
Il tutto avviene mentre la difesa cerca prove per scagionare Parolisi: la mossa ora è puntare tutto su una foto scattata da un ragazzo il giorno dell’omicidio sul pianoro di Colle San Marco e che secondo i legali proverebbe la presenza di Parolisi in quel posto all’ora del delitto e non nella pineta di Ripe di Civitella, dove Melania è stata uccisa: “Quell’immagine l’abbiamo osservata attentamente e io resto dell’idea che sia impossibile identificare la macchina di Parolisi in quell’ombra scura” ha voluto precisare uno dei pm.