FIRENZE, 7 NOV – E' di 860 milioni il danno al Sistema sanitario nazionale che sarebbe stato provocato dal 1984 a oggi da Alberto Aleotti, patron del gruppo farmaceutico Menarini, che, secondo i pm di Firenze, ''con artifici e raggiri'' avrebbe determinato un aumento del prezzo dei farmaci procurandosi ''un ingiusto profitto non inferiore ai 575 milioni di euro''. E' quanto scritto nell'avviso chiusura indagini notificato a 15 indagati. Fra loro, Aleotti, i figli Lucia e Giovanni, e il senatore del Pdl Cesare Cursi.
Fra le accuse, a vario titolo, truffa ai danni dello Stato, riciclaggio, evasione fiscale, corruzione. Secondo la ricostruzione della procura e degli investigatori dei carabinieri del Nas di Firenze e della Guardia di finanza, i figli di Aleotti e alcuni loro collaboratori avrebbero anche riciclato denaro: una parte sarebbero i 575 milioni ''provenienti dal delitto di truffa continuata'' di cui e' accusato il padre, e un'altra parte sarebbero ''circa 600 milioni provenienti da reiterati delitti di frode fiscale''. Le somme sarebbero poi state trasferite ''utilizzando 900 conti correnti (ovvero sottoconti) bancari aperti in paesi esteri e riferibili a circa 130 societa' (la gran parte delle quali di diritto panamense)''. In merito al costo dei farmaci, secondo l'accusa, la Menarini acquistava i principi attivi dalle grandi multinazionali attraverso delle societa' estere fittizie che, grazie a una serie di sovrafatturazioni, facevano lievitare artatamente i prezzi. Tutto cio' ''induceva in errore'' il Comitato interministeriale incaricato di stabilire il costo dei farmaci, che cosi' stabiliva ''un prezzo di vendita piu' alto rispetto a quello che sarebbe stato determinato se fosse stato dichiarato il costo effettivo di tali principi attivi, prezzo che poi il Sistema sanitario nazionale, nell'ambito del rapporto convenzionale con i farmacisti, provvedeva a rimborsare''