Un pezzo di terra che coltivava saltuariamente. Sul quel terreno, un ricovero per gli attrezzi trasformatosi presto in un capanno degli orrori. In quel luogo, un artigiano in pensione di 69 anni, sposato e con figli, attirava ragazzi promettendo loro cinque-dieci euro per un aiuto nei lavori agricoli che fingeva di portare avanti. Una copertura quasi perfetta scardinata solo grazie alla segnalazione di un vicino che per scrupolo, di fronte a questo strano viavai di ragazzini, ha chiamato il 112. Una telefonata che ha permesso ai carabinieri di Mestre di avviare accertamenti e riscontri, sfociati poi nell’arresto in flagranza di reato dell’anziano.
Accusato di prostituzione minorile, di fronte al giudice per le indagini preliminari Luca Marini che ne ha convalidato il fermo e ne ha disposto la custodia in carcere, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ma ai militari del Nucleo Operativo Radio Mobile, che lo stavano tallonando da giorni con appostamenti e pedinamenti, al momento dell’irruzione aveva dichiarato «È stata una debolezza», riferendosi alla presenza in atteggiamenti inequivocabili di un ragazzino di appena 15 anni, straniero. Di quest’ultimo si sa solo che non era la prima volta che si appartava con l’anziano: ascoltato in audizione protetta da personale qualificato e alla presenza di uno psicologo, avrebbe raccontato di vari incontri in quel capanno. Sulla branda su cui si appartavano, poi, gli inquirenti hanno trovato riviste pornografiche, preservativi e vari oggetti sessuali.
Le indagini, come hanno spiegato il capitano Salvino Macli e il tenente Claudio Martino, dovranno verificare ora se ci siano altri minori implicati o si possa parlare anche di coinvolgimento di altri adulti. «Né i familiari dell’indagato, né quelli dell’adolescente – ha puntualizzato però Macli – erano a conoscenza del rapporto fra i due e le reazioni conseguenti, com’è comprensibile, sono state di sconcerto, incredulità, rabbia e dolore, da ambo le parti».
* Scuola di Giornalismo Luiss