MILANO – Milano e l’Area C, soluzione amica dell’ambiente o sventura per il commercio? Il dibattito, a un mese dalla partenza, è ancora aperto. Di certo c’è una riduzione dei veicoli circolanti e quasi 150mila euro al giorno di guadagno per le casse del Comune lombardo tramite l’acquisto dei pass. Dall’altro fronte della barricata ci sono i commercianti, sempre più convinti che il vero peso della nuova congestion area ricada solo sulle loro spalle, tramite i minori incassi.
Un centro città meno trafficato Il ticket ha tagliato del 33 per cento gli accessi in auto al centro, 40mila persone sono passate ai mezzi pubblici, Atm stima un incremento di 13-15 mila viaggiatori nelle stazioni centrali del metrò e una crescita di utenti compresa tra il 4 e il 20 per cento su bus e tram, mentre le iscrizioni al car sharing, infine, sono lievitate del 44 per cento. Questi i numeri. Almeno secondo monitoraggi fino ad ora eseguiti dallo stesso Comune. ma, spiega Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente, restano alcune situazioni critiche: “Bisogna aumentare la capacità e la comodità dei mezzi pubblici, rendere più agevoli gli spostamenti in bici, rivedere spazi e prezzi dei parcheggi”.
Negozi in difficoltà Dell’opinione opposta i commercianti. Sul piede di guerra per farsi concedere almeno un pomeriggio a settimana senza congestion charge per far aumentare i clienti motorizzati diretti verso il centro. Ora, la proposta avanzata dagli imprenditori meneghini, capitanati dal presidente e dal vicepresidente di Confcommercio, rispettivamente Carlo Sangalli e Simonpaolo Buogiardino, è quella che il Comune conceda l’ingresso gratuito, ogni giovedì, a partire dalle 17.30, creando così la giornata del ‘Giovedì dello shopping’, abbinando anche sconti sulle attività culturali di svago, come musei e teatri, e pacchetti di sosta scontati per i garage del centro. Ma per ora da Palazzo Marino le risposte sono state abbastanza tiepide.
Dopo 30 giorni un bilancio difficile Oltre i negozianti, a farne per primi le spese sono i titolari dei garage del centro. “Abbiamo lasciato a casa molti dei nostri dipendenti – spiegano da una struttura dentro la cerchia delle mura – l’afflusso dei clienti è calato del 50%, non abbiamo potuto fare diversamente”. Nella lista dei “toccati” dal provvedimento ci sono, infine, anche i residenti, costretti a pagare nel caso di sforamento del numero annuale di accessi consentiti. In questo caso una soluzione ancora non c’è, anche se da Palazzo Marino fanno sapere che l’Ente sta lavorando per trovare una soluzione condivisa. Insomma, dopo trenta giorni il centro di Milano sembra meno caotico e più pulito ma le tensioni non mancano. Secondo un’indagine di Legambiente “sarebbero necessari correttivi e magari sconti per quel migliaio di pendolari a motore, ingabbiati dagli orari di ufficio, che non possono rinunciare alla macchina e si ritrovano ‘tartassati’ da Palazzo Marino”. Anche se, conclude proprio Andrea Poggio: “Il giudizio sui risultati della sperimentazione è, a oggi, nettamente positivo”.
