Personaggi famosi privilegiati e protetti nei loro privé, cocaina sempre “in pista”, escort ”reclutate appositamente per accompagnare le serate dei clienti” del The Club, la discoteca dei vip posta sotto sequestro a Milano insieme all’Hollywood.In quest’ultimo locale c’era anche un poliziotto a “precettare” le ragazze, ai tempi in servizio presso il commissariato Garibaldi.
Nella richiesta di misura cautelare inoltrata dal pm Frank Di Maio al giudice per le indagini preliminari Giulia Turri sono riportate le testimonianze di alcune di queste ragazze ”dedite alla prostituzione, giovanissime”. ”Si tratta di ragazze di varia nazionalità che di iniziativa o perché assunte da vari personaggi che operano come pr (addetti alle pubbliche relazioni) per le serate come le cosidette ragazze immagine, intrattengono i clienti ai tavoli del privé, li inducono a bere alcolici in modo da aumentare l’importo del conto dei tavoli e successivamente consumano rapporti sessuali a pagamento fuori dai locali”.
Il giro è stato scoperto grazie a ”conversazioni che riguardano l’impiego di ragazze da utilizzare nei locali milanesi al fine di fare compagnia a tavoli composti di soli uomini”, si legge nelle parole del magistrato. In tali conversazioni spunta il nome dell’Agenzia di modelle Moravia, mai individuata dagli investigatori. ”Il tramite tra Gallesi (ex responsabile del privé dell’Hollywood e da ieri ai domiciliari) e l’Agenzia risulta generalmente tale ‘Angelo”’, poi identificato in Angelo Pilato, ”vice sovrintendente della Polizia di Stato”.
”Una sorta di zona franca” dove i vip ”si ritengono immuni e affrancati dal rispetto delle leggi” e lontani ”dallo sguardo dell’opinione pubblica che, per alcuni di loro, può determinare il successo o il fallimento professionale”.
Così il pm di Milano Frank Di Maio, nella richiesta di custodia cautelare, descrive il mondo dei privé dell’Hollywood e del The Club.
”Nei privé – scrive il pm – i proprietari ed i gestori delle discoteche, grazie al servizio di ‘security’ interno, i cosiddetti ‘buttafuori’ alle loro dirette dipendenze, realizzano una sorta di zona franca dove i clienti ‘privilegiati’ si ritengono immuni”.
I vip, si legge ancora, ”tutelati, nascosti e protetti dai gestori dei locali, in nome di un distorto concetto della privacy, confidano di poter dar corso liberamente ad ogni comportamento” nascosti ”allo sguardo e al giudizio dell’opinione pubblica”.
Il problema per i vip, scrive il pm,”non è la disponibilità del denaro necessario per l’acquisto dello stupefacente, ma il poter effettuare tale acquisto e il conseguente consumo in un ambiente che garantisca assoluta riservatezza per non compromettere l’immagine pubblica”. E poi il pm descrive il meccanismo per reperire la cocaina da parte dei vip, definiti anche ”quelli del privé”: chi cede la cocaina spesso lo fa gratuitamente perché vuole sedersi allo stesso tavolo dei personaggi famosi.
”Chi cede stupefacente non perseguendo apparentemente un interesse di tipo economico” vuole ”quella ‘visibilità che deriva dal fatto di poter vantare un ‘tavolo centrale e visibile’ in cui poter ospitare modelle o personaggi della moda, dello spettacolo, dello sport”.