Milano città di single. Negli ultimi mesi del 2009, secondo l’anagrafe del capolouogo lombardo, le famiglie formate da una sola persona hanno superato quelle in cui ci sono almeno due persone.
Su 687.401 famiglie presenti in città, 347.651 sono formate da una persona, il 50,6 per cento. Il sorpasso è avvenuto negli ultimi mesi: solo due anni fa i single registrati all’anagrafe erano 332.987 su un totale di 676.486 famiglie.
Il fenomeno è in crescita in tutta Italia. Il demografo dell’università Bicocca Giancarlo Blangiardo spiega: «Sono sorpreso. Certo, bisogna tenere conto che i dati dell’anagrafe prendono per buone le dichiarazioni di chi si presenta al Comune come single ma in realtà vive in coppia, da convivente. Detto questo, il fenomeno a Milano ha raggiunto vette altissime».
«Nelle nostre attese – continua Blangardo – la quota di famiglie single tenderà a stabilizzarsi nel nostro Paese intorno al 40 per cento».
Se la tendenza è in crescita in tutta Italia, Milano resta però un caso particolare. A Roma ad esempio, i single sono tanti, oltre 568 mila, ma nettamente meno della metà delle famiglie, che sono in totale 1.325 mila.
Per quanto riguarda il Paese nel suo insieme, i dati Istat più aggiornati fotografano il 2007 e parlano di più di una famiglia su quattro, il 28,4 per cento, che ha un solo componente. Le regioni dove i single rappresentano più del 30 per cento delle famiglie sono il Piemonte (30,3 per cento) la Valle d’Aosta (34,8 per cento), il Friuli Venezia Giulia (30,7 per cento) e la Liguria (35,4 per cento).
Una speigazione la offre il sociologo Enrico Finzi, presidente di Astra Demoskopea: «Milano è la città dei single per definizione. Il capoluogo lombardo catalizza le energie e le risorse migliori del Paese. Sotto la Madonnina si trasferiscono a caccia di lavoro i giovani più imprenditori e preparati del Sud».
Come spiega Finzi e come certificato dalla Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, «il fenomeno (della migrazione dal sud) ha ripreso vigore. Poi ci sono le vedove. Perché i single anziani sono tanti e in stragrande maggioranza donne: le signore hanno una maggiore aspettativa di vita. Terzo fattore: la costante crescita di separati e divorziati».
Per i tecnici dell’anagrafe milanese, il «fattore single» è formato anche da un quarto elemento legato all’immigrazione. Dal 2007 a oggi, dopo l’ingresso della Romania nella Ue, a Milano si sono registrati in Comune diverse migliaia di romeni che prima vivevano nella città del Duomo da clandestini. Ma cosa pensa la politica milanese del fenomeno? Una buona fetta del centrodestra cittadino pensa a misure per favorire il ritorno delle giovani coppie meglio se con numerosi passeggini. Il centrosinistra è più propenso invece a una posizione non interventista.
«La nostra attenzione va soprattutto agli anziani che vivono soli. Tramite varie forme di assistenza mirata. D’altra parte i single giovani e rampanti non interrogano l’amministrazione », riflette l’assessore all’Anagrafe, Stefano Pillitteri. «Sia chiaro, nessun pregiudizio verso i single» dichiara Carlo Masseroli, assessore all’Urbanistica della giunta di centrodestra di Letizia Moratti. «Ma a nostro parere la famiglia e le relazioni tra persone sono un valore. Un bene da incentivare a vantaggio di tutta la comunità. Soprattutto nei contesti metropolitani dove la vita per le famiglie è più difficile».
Per il pd milanese invece la condizione dei single è più subita che voluta: «Milano è piena di single che guadagnano mille euro al mese ma devono pagare dai 700 ai 900 euro per un monolocale. Infermieri, tranvieri. Gente che fa funzionare la città. Per non parlare di chi precipita nell’indigenza dopo una separazione. Eppure questa gente sembra invisibile. ll Comune non può liquidare il problema con qualche posto letto in più nei dormitori pubblici. E anche la politica nazionale deve porsi il problema».
Una volta, infine, si parlava dell’orgoglio dei single spesso anche nella pubblicità. Milano come in altre città del Nord continuano ad aprire negozi che propongono «liste single» per chi va a vivere da solo. Per il socilogo Finzi, quelli che vivono bene la loro condizione sono però solo il 15 per cento: «Secondo una nostra indagine i single subiscono la loro condizione e, per di più, non vedono prospettive di coppia per il futuro sono la maggioranza».
