
ROMA – A Milano col piccone. A Caserta con la spranga. A Ravenna col machete. Il kit del folle che si aggira per le strade di tutta Italia a seminare panico e morte si arricchisce di armi sempre più “medievali”. Gli ultimi tre casi, diversi eppure così simili, sono avvenuti a distanza così ravvicinata, uno al giorno negli ultimi tre giorni, che rischiano di affollare le pagine di cronaca per poi finire archiviati come storie di (stra)ordinaria follia. Sono storie di una violenza, apparentemente senza senso, che corre lungo tutto lo stivale e che non si può certo riassumere sotto il cappello pretestuoso, per non dire razzista, dell’immigrazione clandestina.
Per chiarezza espositiva, è bene riassumere la cronaca dei fatti.
MILANO, MADA KABOBO COL PICCONE
La storia di Mada Kabobo, il ghanese che sabato scorso ha ucciso tre passanti in preda a una furia omicida e ne ha feriti altri tre è stata titolo di apertura di tutti i giornali. Di lui si sa solo che ha trascorso la notte prima dei delitti nei ruderi di villa Trotti,un’area abbandonata al centro del quartiere Niguarda. Era stato identificato il 16 aprile dai Carabinieri. In passato era già stato fermato per aggressione alla polizia a Bari-Palese insieme ad altri immigrati, e per questo incarcerato per sei mesi.
RAVENNA, IN PIAZZA COL MACHETE
In una piazza di Cervia, in provincia di Ravenna, ha impugnato, senza motivo, un machete contro ragazzini e genitori. Per questo la scorsa notte i carabinieri hanno arrestato un 53enne disoccupato di Bari senza fissa dimora che da circa un anno si aggira per il litorale ravennate. Tutto è iniziato verso le 21.30 quando l’uomo, probabilmente ubriaco, ha inveito contro alcuni ragazzini che stavano giocando con gli skateboards. Un genitore si è allora avvicinato per calmarlo: lui ha tirato fuori l’arma – un attrezzo spesso usato in agricoltura con lama affilatissima e ricurva di circa 40 centimetri – dalla borsa della sua bici e l’ha brandita minaccioso dopo averla sbattuta con forza contro una panchina. Le persone, una trentina in tutto, sono fuggite. E’ intervenuta una pattuglia del Radiomobile che ha arrestato l’uomo per violenza privata e danneggiamenti aggravati dall’uso di un’arma. Il 53enne era già riuscito a disfarsi del machete gettandolo in una vicina siepe. Il 14 aprile scorso l’uomo, con precedenti per guida in stato di ebbrezza, era stato denunciato a piede libero perché fermato dai carabinieri nel centro della cittadina con un’ascia in mano.
CASERTA, SEMINA IL PANICO CON UNA SPRANGA
Nella serata di mercoledì si è sfiorata la tragedia anche a Caserta. Gli agenti hanno fermato lungo corso Trieste angolo piazza Dante un extracomunitario che, dopo aver spostato al centro della strada i cassonetti dell’immondizia e un vaso di grosse dimensioni, si è scagliato contro le vetrine dei negozi, con una pietra, una spranga e un grosso pezzo di plastica. Nel corso della colluttazione con gli agenti che tentavano di fermarlo, alcuni di loro sono rimasti feriti. Il suo nome è Ismail Omar Ismail, 28 anni, libico. Senza fissa dimora e munito di un permesso di soggiorno rilasciato per motivi umanitari.
Uno è un immigrato clandestino, un altro è provvisto di regolare permesso di soggiorno, e un altro ancora è un disoccupato di nazionalità italiana. Tutti e tre interrogati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Non possono difendersi per cotanta violenza ingiustificabile, o forse non sanno dare un motivo a tanta rabbia fino a quel momento inespressa. E la scelta dell’arma non sembra affatto casuale: sono armi della furia, della collera, della disperazione che si scaglia a distanza ravvicinata sul primo che passa. Il machete è spesso l’arma usata nelle rivolte, la spranga sbarra le porte, picchia e punisce, il piccone abbatte i muri. Sono armi barbare e calde, nulla a che vedere con la distanza fredda e calcolatrice di una pistola. E allora quando Beppe Grillo si domanda quanti sono i Kabobo d’Italia, citando altri casi e senza saper indicare un responsabile, viene piuttosto da domandarsi quanti sono coloro i quali hanno sobillato, fertilizzato e strumentalizzato un clima di odio cieco e implacabile, per rastrellare il voto dei malcontenti alle urne?