MILANO – Il consigliere regionale lombardo del Pdl, Angelo Giammario, che era stato accusato di corruzione e finanziamento illecito dei partiti per avere intascato una tangente da 10 mila euro in relazione ad appalti sul verde pubblico in Brianza, è stato prosciolto, perché il fatto non sussiste, dall’accusa di finanziamento illecito ai partiti, mentre lo stesso pm aveva chiesto l’archiviazione per la corruzione. Lo ha deciso il gip di Milano Enrico Manzi che ha prosciolto anche altri due imputati, l’imprenditore Nicola Di Rosario e il commercialista Gianmauro Nigretti in base all’art. 425/3 (e non 425/1) del codice di proceduta penale “perché il fatto non sussiste”.
A processo c’erano anche gli imprenditori e fratelli Achille e Francesco Baronchelli che sono stati condannati a 3 anni per l’accusa di bancarotta. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo e affidata al pm Giordano Baggio, era nata dall’indagine monzese nei confronti di una ventina di persone, tra cui molti imprenditori del settore della floricoltura, accusate di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta in quanto avrebbero creato un ”cartello” che sarebbe stato in grado di condizionare gare d’appalto per la manutenzione per la realizzazione di parchi pubblici in Lombardia e in altre regioni d’Italia.
Dall’indagine monzese era poi emerso un episodio di possibile corruzione che per competenza era stato trasmesso a Milano dove, secondo l’ipotesi degli inquirenti, sarebbe avvenuta la consegna del denaro della mazzetta nel marzo del 2009, in una complessa operazione che, secondo l’ipotesi del pm Giordano Baggio, avrebbe coinvolto Baronchelli, Nigretti e Giammario.
Dopo due anni di indagini, la Procura della Repubblica di Milano non ha però trovato elementi tali da convincere il Gip Enrico Manzi, il quale, in sede di indagine preliminare, ha prosciolto entrambi gli imputati con la formula: “perché il fatto non sussiste”.
