”Nello Rega sei morto anche se la Polizia ti aiuta”: comincia così una lettera – che lui definisce ”una vera e propria rivendicazione dell’attentato subito il 7 gennaio scorso” – che il giornalista di Televideo Rai ha trovato nella buca delle lettere della sua casa di Roma. La notte del 7 gennaio scorso, nei pressi di Potenza, persone non identificate hanno sparato contro l’automobile guidata dal giornalista, più volte minacciato dal 2009 dopo la pubblicazione del libro ”Diversi e divisi”, sulla convivenza tra islamici e cristiani.
La lettera ricevuta da Rega, non recapitata dal servizio postale ma infilata nella buca da qualcuno, continua così, secondo quanto precisato all’Ansa dallo stesso giornalista: ”Abbiamo già tentato di uccidere uno sporco maiale cattolico amico di Israele. Lo facciamo ancora perché sei morto e vedrai cosa accade a te. Nel nome di Allah e di Hezbollah sei morto. Abbiamo deciso di fare e sarai morto presto nel nome del Corano e dell’Islam”. Il testo è scritto al computer.
Il 7 gennaio scorso, alcune ore dopo lo sparo, il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica si è riunito a Potenza e ha assegnato a Rega un’automobile di servizio e un agente o due di scorta: ”Alla luce di questa rivendicazione – ha detto oggi il giornalista – ritengo tale tipo di tutela poco adeguata, anche se ringrazio lo Stato e l’Arma dei Carabinieri. Infatti – ha concluso – oggi non è più solo in pericolo la mia sola vita, ma anche quella dei due agenti che mi scortano, in un’automobile che è un facile bersaglio”.
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