Ministri, religiosi, sacerdoti e artisti: la lunga lista di Anemone. E spunta pure il caso Claps

Diego Anemone

Una lista di circa 400 nomi. È nutrita l’agenda dei clienti che si sono serviti di Diego Anemone, l’imprenditore accusato di far parte della “cricca” sotto accusa per gli appalti del G8, da pochi giorni scarcerato per decorrenza dei termini. L’indagine, però, prosegue e al vaglio degli inquirenti c’è proprio l’agenda dell’imprenditore setacciata per capire cosa ci sia di illecito e quali, invece, siano stati semplici lavori di ristrutturazione.

Il nodo della questione sono proprio i nomi: ce n’è per tutti i gusti, dalla signora Bertolaso agli ex ministri Scajola e Lunardi, passando per diversi esponenti del clero. Come scrive Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, però, è il caso di fare attenzione. Un conto è ottenere dei lavori in omaggio come contropartita di un affare poco chiaro, ben altra cosa è servirsi di un imprenditore per sistemare casa. Quindi, il semplice fatto di essere sull’agenda di Anemone non può e non deve essere letto come indizio di colpevolezza.  Come conclude Bianconi: “È auspicabile che la magistratura possa continuare nel tentativo di individuare e perseguire i reati ipotizzati, rispettando i diritti e le garanzie di tutti; senza interferenze interessate, in modo da circoscrivere e recidere l’eventuale bubbone”.

Ma chi c’è sull’agenda di Anemone? Innanzitutto l’ex ministro Lunardi che in passato ha detto che Anemone gli aveva dato solo una mano per la ristrutturazione di una casa di campagna in quel di Parma. In realtà risultano lavori anche nel palazzo di via Dei Prefetti (acquistato da Lunardi costo particolarmente modesto), a Cortina d’Ampezzo dove il ministro ha una casa di montagna e nell’ufficio di Via Parigi. Non solo: a via Sant’Agata dei Goti e c’è un appartamento venduto nel 2004 da una società del figlio di Lunardi a “Iniziative Speciali” della madre di Claudio Rinaldi, commissario per i Mondiali di Nuoto.

Poi c’è un altro ex ministro, Claudio Scajola che non compare solo per la casa del Colosseo al centro dello scandalo che lo ha portato alle dimissioni ma anche per due “interventi” in un appartamento di via Barberini 38 e nel suo ufficio di ministro di Via Molise. E ancora un altro ex ministro, l’attuale vice presidente del Consiglio Superiore della magistratura Nicola Mancino per tre diversi lavori di ristrutturazione. Quest’ultimo ha replicato seccamente all’Ansa: “Il signor Anemone non mi ha fatto nessun regalo”.

Fitta, molto più fitta di quanto ammesso dal diretto interessato, la rete di interventi annotati sull’agenda che riguardano il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Oltre ai lavori per la moglie (che Bertolaso definsce “interrotti”) il costruttore ha ristrutturato l’appartamento in via Bellotti Bon. In due occasioni Anemone ha sistemato un altro appartamento in via Giulia. Il nome di Bertolaso figura anche in una terza occasione: annotato sull’agenda c’è solo il cognome del capo della Protezione civile senza ulteriori specifiche. Ma a leggere con attenzione spunta fuori che dal 2004 Anemone interviene negli uffici della Protezione Civile di via Vitorchiano e nell’ufficio personale del capo della Protezione civile in via Ulpiano.

Non mancano neppure i religiosi sul blocco di Anemone: il nome che figura è quello di Monsignor Francesco Camaldo, il decano dei cerimonieri pontifici, per alcuni lavori presso Università Cattolica S. Giovanni. E poi una schiera di ristrutturazioni per personaggi dello spettacolo come il regista Pupi Avati e il  produttore cinematografico Andrea Occhipinti. La Rai è “rappresentata” da  Giancarlo Leone, un funzionario  contattato per far lavorare nelle fiction Lorenzo Balducci, figlio attore dell’alto funzionario ancora agli arresti.

Quindi una schiera di nomi di uomini della pubblica amministrazione: Andrea Monorchio, ex ragioniere generale dello Stato, Maria Pia Forleo, funzionario del ministero delle infrastrutture e collaboratrice di Balducci attiva nell’assegnazione dei lavori per i Mondiali di nuoto), Paolo Zini tecnico progettista sempre per i Mondiali di nuoto, Roberto Di Mario, segretario particolare di Algelo Balducci. E ancora: Giacomo Aiello, capo ufficio legislativo della protezione civile, e due giudici costituzionali, Luigi Mazzella e Gaetano Silvestri. Quest’ultimo ha dichiarato di non aver mai conosciuto Anemone e di non possedere immobili a Roma.

Nella lista anche un piccolo giallo: per due volte compare, ermetica, la dicitura “Claps Potenza”. Il pensiero non può non andare alla ragazza uccisa 17 anni fa il cui corpo è stato trovato di recente proprio nella chiesa della Santissima Trinità della città. Ma cosa c’entra Elisa Claps con l’inchiesta sui grandi eventi? Un mistero in un elenco che sembra avere ancora molte storie da raccontare.

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Emiliano Condò