PALERMO – Il figlio di Ivan Irrera è in morte cerebrale e alla madre toccherà decidere se donare o meno gli organi. Per 24 ore il bimbo, 7 anni appena, ha combattuto tra la vita e la morte dopo che il padre, Ivan, gli ha sparato un colpo in piena fronte. Solo un colpo al figlio, prima di rivolgere la pistola contro di sé ed uccidersi. Ma la mattina del 18 maggio il bimbo non ce la fa e muore. Questa la tragedia che si è consumata a Misilmeri, in provincia di Palermo, tragedia iniziata la mattina del 17 maggio.
Ivan Irrera è un poliziotto della squadra mobile, una persona normale e gentile secondo chi lo conosce. Ma una mattina entra in casa e apre il fuoco contro il figlioletto, che dormiva nel suo letto. Poi si uccide. Nell’altra stanza la moglie di Ivan, che non può fare nulla, e la figlia di 13 anni.
Il poliziotto muore sul colpo dopo la ferita alla tempia, ma il figlio no. Il bambino resiste e viene ricoverato nell’Unità operativa di Neurochirurgia dell’Ospedale Civico di Parlemo. Operato, le sue condizioni appaiono subito non solo critiche, ma “disperate”. E dopo 24 ore di lotta il bimbo si è arreso ed è morto.
Rabbia, commozione e sgomento, da parte di amici e colleghi, quando la vedova e la figlia del poliziotto sono uscite dal reparto della Seconda rianimazione dell’Ospedale Civico di Palermo. A quel punto, guardando i loro volti, la piccola folla ha capito che il flebile filo di speranza si era spezzato e che il bambino era morto.
Erano le 10,30 e davanti al piazzale del nosocomio tanti erano in lacrime. C’era anche un amico della coppia che ieri, quando ha appreso della tragedia, era in macchina. Qualcuno l’ha chiamato: ”Non ci credevo – dice -. Mi sono collegato alla rubrica del telefonino e ho visto la foto della vittima. Ho ancora la pelle d’oca. Terribile. Non riesco a credere che abbia potuto compiere un gesto così terribile”.
Gli amici cercano di stare vicino alla sorella del bimbo morto, che ha 13 anni e che quest’anno finirà le medie. Fratello e sorella frequentavano due scuole vicino a casa loro, che il poliziotto ha dovuto vendere a causa dei debiti che avrebbe contratto e che gli hanno tolto la serenità.