MODENA – Il presunto denaro “illecito” transitava da enti in apparenza dediti alla ricerca e alla promozione scientifica per poi finire, secondo gli inquirenti, in mano a chi aveva il potere di truccare gli appalti in materia di lavori edili, servizi e forniture di apparecchiature mediche. A due anni dall’inchiesta “Camici sporchi” legata alle sperimentazioni cardiologiche sui pazienti e ancora in attesa di un esito giudiziario, una nuova bufera si è abbattuta sul Policlinico di Modena. Operazione, la cui tempistica, accusa il senatore Ncd Carlo Giovanardi, avrebbe “influito sul voto di domenica”.
Stavolta si chiama “Last business”, i numeri rendono bene le proporzioni dello scandalo scoperchiato dall’indagine coordinata dalla procura di Modena: 63 indagati, tra cui l’ex direttore generale del Policlinico Stefano Cencetti, un milione e mezzo di euro sequestrati preventivamente su diversi conti correnti, 70 carabinieri all’opera per compiere 24 distinte misure cautelari su depositi in sedici province di otto regioni, oltre a dieci perquisizioni domiciliari.
Non da meno sono le accuse che a vario titolo riguardano le decine di indagati per fatti successivi al 2007, tra cui gli ex collaboratori di Cencetti e anche dei professionisti: associazione per delinquere, corruzione, abuso d’ufficio, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e riciclaggio.
Il presunto sistema delle tangenti, come riferito dagli inquirenti, era “complesso e macchinosamente strutturato” per eludere i sospetti dopo che gli assegnatari dei lavori edili e delle forniture venivano individuati in maniera diretta, “senza rispetto dei principi della libera concorrenza e della scelta del contraente in violazione delle norme del Codice degli Appalti”.
Sulla carta, il denaro versato in un primo tempo sarebbe servito per organizzare convegni o per sponsorizzare enti no profit creati ad hoc e fornitori di servizi in ambito scientifico e di ricerca. Ma intervenivano poi false fatturazioni che di fatto facevano approdare la tangente da società collegate ai reali destinatari. In particolare, il denaro veniva trasferito sul conto corrente di un poliambulatorio di proprietà della consorte di uno degli indagati. L’assessore regionale alla Sanità Carlo Lusenti si è difeso:
“E’ evidente che in questa vicenda la Regione Emilia-Romagna e l’intero Servizio sanitario regionale sono parte lesa, ed in quanto tale ci tuteleremo in ogni sede, nel rispetto delle tante persone che lavorano onestamente nelle nostre strutture sanitarie e della qualità dell’assistenza che ci viene universalmente riconosciuta. I fatti che vengono contestati, riferiti alla precedente gestione del Policlinico di Modena, prefigurano, qualora venissero accertati, responsabilità gravi e fortemente lesive per l’immagine di integrità dell’intero sistema sanitario regionale”.
Mentre secondo Giovanardi, lo scandalo sarebbe scoppiato solo dopo le elezioni così da determinare la riuscita del voto di domenica:
“A tre giorni dalle elezioni hanno arrestato Romano per una telefonata (avrebbe minacciato un dirigente per una nomina), e i giornali si sono scatenati. Di fronte a uno scandalo da milioni di euro come quello del Policlinico, con accuse gravissime, non si è visto un rigo sui giornali nazionali. Con questi metodi si sconvolge la vita democratica di un Paese”.