
MILANO – E’ accusato di aver ucciso la moglie gettandola dal nono piano durante una lite. Ma, dopo qualche giorno di carcere, è già in libertà. Perché secondo il giudice l’albanese di 29 anni protagonista della vicenda sarebbe sì sospettato ma non “abbastanza” da farlo rimanere in carcere in attesa del processo.
Gli indizi a carico dell’uomo ci sono, lo riconosce il magistrato. E sono quei graffi sulle spalle e sull’addome della vittima. Segni di una possibile colluttazione prima del lancio fatale. Ma quegli indizi secondo il giudice non sono tali da giustificare la permanenza in carcere.
Mancherebbero invece altre prove della colluttazione. Quali? Nessun vicino sembra avere sentito urla o altri segni di lite.
