Monti “iettatore”? Per il Giornale è troppo vecchio, al massimo “apprendista”

Mario Monti (LaPresse)

ROMA – Mario Monti iettatore? No, al massimo “apprendista” che non sarà mai un “professionista” della sfortuna causa limiti di età. E’ la tesi, esposta su Il Giornale,  del giornalista e scrittore Mario Cervi. Tesi che in parte cozza con la prima pagina di un’altro quotidiano vicino al centro destra, Libero, che il giorno successivo alla disfatta italiana a Kiev nella finale di euro 2012  titolò: “Monti porta sfiga”.

Per Cervi, invece, il vero iettatore “si dimostra tale abbastanza precocemente, e gli esperti della superstizione lo avvistano al volo”. Ed esperto, ricorda Cervi, era certamente l’ex presidente della Repubblica Giovanni Leone che ricorreva abbastanza spesso al gesto “apotropaico” delle corna. Il giornalista ricorda il vasto campionario di Leone:

“quelle orizzontalmente dirette contro l’interlocutore, quelle rivolte verso influssi maligni provenienti dall’alto, quelle aderenti alla cucitura dei pantaloni, per scaricare verso terra gli influssi maligni. Aveva fatto le corna nel 1973 visitando a Napoli i malati d’una epidemia di colera. Nella Normale di Pisa, dato l’alto livello scientifico dell’ambiente, aveva abbinato – come scrisse Cesare Zappulli – due tipi di corna, quelle puntate davanti a s´ e quelle indirizzate al suolo. Poich´ nella Camera dei deputati, quando lui la presiedeva, era presente uno marchiato come menagramo, se doveva dargli la parola Leone ricorreva a circonlocuzioni geniali, così da non pronunciarne il cognome”.

Cervi ricorda quindi “la patente” novella di Luigi Pirandello in cui un uomo marchiato come iettatore si rivolge in tribunale proprio per ottenere una patente che certifichi la sua professionalità. Patente che Monti non ha e non può avere, secondo il giornalista, perché in ritardo con l’età. Non solo. Sempre secondo Cervi le “prove” contro Monti sono “deboli”: “La sconfitta dell’Italia era prevedible e da molti prevista, la stentata vocalità per l’inno nazionale sarebbe grave nel coro della Scala ma in uno stadio può essere tollerata”. 

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Emiliano Condò