Era famoso soprattutto per aver curato fin dal 1981 il Papa Giovanni Paolo II il professor Gianfranco Fineschi, morto oggi a Cavriglia (Arezzo). Tuttavia, nell’agosto del 2000, “Le Monde” gli dedicò una pagina intera non per la fama di ortopedico conosciuto in Italia e nel mondo, bensì per il roseto da lui curato proprio a Cavriglia.
Nato a Firenze 87 anni fa, Fineschi era stato primario della clinica ortopedica dell’Università cattolica di Roma, specialista in chirurgia vertebrale, oncologica dell’apparato osteo-articolare e muscolare, chirurgia delle malformazioni congenite di natura ortopedica.
Nel 1960 aveva ereditato dal padre la casa di famiglia in campagna nella cittadina dell’aretino e un piccolo roseto con 50 varietà. Oggi a Cavriglia ci sono 7.500 rosai, alcuni dei quali ritenuti per errore estinti. Il roseto porta il nome di “Carla Fineschi”, in memoria della compagna che ha collaborato alla crescita e allo sviluppo del giardino. Il lungo lavoro di studi e di ricerca hanno conferito al roseto una connotazione di laboratorio botanico vivente aperto a tutti gli enti di ricerca che desiderano utilizzarlo.
«Non è un giardino ma un museo della rosa», aveva spiegato Fineschi al giornalista di Le Monde, e il quotidiano scrisse che solo altri due roseti nel mondo, l’Hay-les-Roses in Francia e il Sangerhausen in Germania, erano paragonabili. Su un muro del giardino aveva sistemato una placca di marmo con un verso dello scrittore inglese del ‘700 Richard Brinsley Sheridan: «Vieni nel mio giardino, vorrei che le rose ti vedessero». Ma per il chirurgo che, secondo l’autorevole giornale aveva “la disinvoltura patrizia degli italiani nati bene”, la rosa più bella era sempre “quella che non ho ancora”.
Del suo lungo sodalizio con Papa Woityla si ricordano i due interventi. Il primo l’11 novembre 1993: Giovanni Paolo II cadde durante un’udienza ad un gruppo della Fao e Fineschi lo operò per la riduzione di una lussazione alla spalla. Il secondo il 29 aprile 1994, quando Giovanni Paolo fu nuovamente ricoverato al Gemelli. Era scivolato in bagno e si era fratturato un femore. Con un intervento chirurgico di circa due ore, il chirurgo sostituì la testa del femore con una protesi.
