MILANO – Ora c’è anche un’inchiesta della procura sulla morte di Mario Cal, si procede per istigazione al suicidio. La notizia arriva in serata, dopo ore di dubbi su un suicidio da molti ritenuto un mistero.
Due lettere, un’ogiva mancante e una pistola spostata. E’ racchiuso in questi elementi il giallo, per ora solo presunto, sulla morte del braccio destro di Don Verzè al San Raffaele, che si è ucciso in mattinata nella sua stanza all’interno dell’ospedale. Si è sparato lasciando accanto a sé due lettere, una per la moglie e una per la segretaria, il cui contenuto è sconosciuto e al vaglio della polizia scientifica. Cal era stato sentito come testimone in Procura sul buco nei conti del San Raffaele.
L’apertura dell’indagine, hanno spiegato in Procura, è un atto ”tecnico” per procedere all’autopsia di Cal e per consentire tutto gli accertamenti del caso condotti, vista la delicatezza della vicenda, con scrupolo. Al momento la polizia ha sentito sei testimoni tra cui le due segretarie di Mario Cal.
“Era preoccupato per la situazione del San Raffaele perché non c’era più la liquidità per pagare i fornitori”, ha detto il legale, Minniti. E’ l’immagine di un uomo turbato dai debiti dell’ospedale quella che dà l’avvocato. L’arma usata da Cal per suicidarsi è stata spostata “indebitamente da un non meglio precisato addetto nell’ospedale”, stando a quanto riferiscono delle qualificate fonti della Procura di Milano citate da Repubblica, precisando che è intenzione di Maurizio Cascione, pm di turno che ha aperto un fascicolo sul caso, effettuare accertamenti per “capire chi l’abbia autorizzato a spostare l’arma”.
Nell’ufficio di Cal la polizia non ha ancora trovato l’ogiva, il rivestimento del proiettile che ha ucciso l’ex amministratore del San Raffaele. E’ quanto si è appreso da fonti giudiziarie. Inoltre il pm ha disposto accertamenti sulla pistola usata da Cal per appurare il perché sia stata spostata da un dipendente e infilata in un sacchetto, anche se qualcuno sostiene che l’arma sia stata spostata durante l’intervento per soccorrere Cal che è morto poco dopo in rianimazione.
Intorno alle difficoltà del San Raffaele c’è una relazione sui conti, quella di Deloitte, un piano di salvataggio, quello messo a punto dallo studio Bonelli Erede Pappalardo e da Borghesi, Colombo e Associati e poi il pm di Milano Luigi Orsi che, sulla base della legge fallimentare, ha avviato un protocollo civile per monitorare le condizioni finanziarie dell’ospedale di don Luigi Verzè.
Stando alle ultime notizie riportate dall’Ansa il 15 luglio alla fine della lunga riunione del cda della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, circa 5 ore, il presidente Verzè, fondatore del gruppo, aveva fatto un passo indietro delegando al vicepresidente Giuseppe Profiti e al consiglio stesso tutti i poteri. Nella scarna nota diffusa al termine della riunione non si faceva cenno al piano di concordato preventivo, praticamente pronto per essere asseverato dallo studio La Croce, non si parlava della riorganizzazione societaria, ma il nuovo cda precisa di avere ”la necessità di poter operare una ricognizione degli effettivi dati aziendali e contabili della Fondazione e la valutazione di un piano di risanamento” e, a dispetto di tutte le pressioni esterne, i nuovi consiglieri sono ”fiduciosi di avere il tempo e di essere in grado di portare avanti con serenità l’attività di risanamento”.
Il piano prevedeva, sempre secondo indiscrezioni diffuse dalle agenzie di stampa, un aumento di capitale da 200-250 milioni di euro necessario a ripianare le perdite (nel 2010 quelle dichiarate ammontavano a 60 milioni di euro) e a dotare il gruppo ospedaliero di mezzi freschi già a partire dal 2012. Secondo la ricostruzione dei conti fatta da Deloitte i debiti commerciali del San Raffaele sono di circa 600 milioni di euro, mentre è in essere un maxiprestito da 165 milioni di euro della Bei del 2007 per la ricerca e la didattica che in realtà è stato in parte (99 milioni) impiegato per chiudere finanziamenti preesistenti. Dall’analisi dei conti condotta da Deloitte emergerebbero anche ratei passivi sottostimati per 33 milioni, svalutazioni record di 54,9 milioni (al 31 dicembre).
