ROMA – Dopo l’attentato di Brindisi alla scuola Morvillo-Falcone a Brindisi la paura è tanta, soprattutto quella dei genitori che temono ora di iscrivere i propri figli in scuole intitolate a vittime della mafia. Seppure la pista del terrorismo di stampo mafioso, proprio a pochi giorni dal ventennale della morte di Giovanni Falcone (che cade il 23 maggio), sia esclusa a fasi alterne dai magistrati, serpeggia comunque nella popolazione il sentore, il timore, la paura, a volta anche la certezza, che quel gesto abbia comunque una relazione con la mafia, che quella scuola, intitolata alla moglie di Falcone, non sia stata un bersaglio casuale. Che quella bombola fatta scoppiare, seppure il gesto isolato magari di un pazzo, voglia portare comunque con sè un gesto simbolico: un’altra bomba, l’ennesima anche se la prima dopo tanto tempo, contro chi ha fatto della lotta alla mafia il suo scopo nella vita.
Ed ecco allora che, come racconta in un’intervista sul ‘Corriere della Sera’ il procuratore antimafia di Lecce, Cataldo Motta, sono sempre di più i genitori che si rifiutano di iscrivere i proprio figli e nipoti in istituti intitolati a vittime della mafia. “Hanno colpito quella scuola e credo che la motivazione principale sia il collegamento col nome a cui è intestata – dice Motta – Dovendosi compiere un attentato la scelta è ricaduta su una scuola dedicata alla moglie di Falcone. L’effetto terroristico dell’attentato c’è stato e ha avuto ancora più effetto perché si tratta di una scuola. Abbiamo ricevuto dei messaggio di genitori che si rifiutano e si rifiuteranno di segnare i propri figli e i nipoti in scuole o in università intestate a vittime della mafia o di terrorismo. Questo è un aspetto molto grave perché vuol dire che c’è chi ha interesse a che queste manifestazioni finiscano. Per fortuna però la risposta dei giovani all’attentato c’è stata, e va in una direzione diametralmente opposta”.
”’.