Mose. Orsoni, Consorzio, coop rosse: mazzette al Pd, il triangolo dei fondi neri

Mose. Orsoni, Consorzio, coop rosse: mazzette al Pd, il triangolo dei fondi neri

VENEZIA – Mose. Orsoni, Consorzio, coop rosse: mazzette al Pd, il triangolo dei fondi neri. Non è più sindaco di Venezia da stamattina: Giorgio Orsoni, scaricato ieri dal partito, si è dimesso dopo lo scandalo delle tangenti Mose in cui è stato coinvolto e a causa del quale era finito ai domiciliari. Non è più sindaco ma da ieri non è nemmeno sottoposto più a misure cautelari.

Segno abbastanza chiaro (sottolinea Sara Monaci sul Sole 24 Ore), che in qualche modo sta collaborando con gli inquirenti cui ha rivelato come funzionava il sistema di approvvigionamento in denaro del Pd, specie per finanziare le campagne elettorali. Una, la sua del 2010, in particolare è entrata nel dossier Mose, anche se al momento non è diventata automaticamente notizia di reato: ci saranno approfondimenti ma non è detto che diventi penalmente rilevante. Ma che, stando alle dichiarazioni Orsoni, svelerebbe il meccanismo tangentizio, fornirebbe la chiave per comprendere come i partiti si procacciano risorse.

I 400mila euro per la campagna elettorale. Stando a quanto rivela Orsoni ai magistrati, tutto inizia con la sua candidatura nel 2009: per la campagna elettorale dispone di 100mila euro. Non bastano, gli spiega Giampiero Marchese, l’uomo che per conto del Pd si occupa della gestione dei soldi. Marchese lo affida allora a due funzionari Pd veneziani che hanno incarichi importanti a Roma, Davide Zoggia, ex responsabile degli Enti locali del Pd e Michele Mognato, parlamentare ed ex prosindaco di Venezia. Loro, che conoscono il territorio, gli consigliano di rivolgersi al presidente del Consorzio Nuova Venezia Giovanni Mazzacurati. Ci deve andare lui stesso perché, ricorda Orsoni, Mazzacurati lo conosce bene, comunque meglio di loro.

Il triangolo dei fondi neri. Mazzacurati gli procura altri 400mila euro che Orsoni, spiega lui stesso, li utilizza per la campagna elettorale ma non li porta al partito perché, provenendo da una società finanziata da soldi pubblici che per legge non può finanziare partiti politici.

L’espediente utilizzato è quello di un pagamento effettuato da una piccola società privata, la Clea (cooperativa di costruzioni, ndr.), pagata a sua volta dal Cvn (Consorzio Venezia Nuova, ndr.) attraverso il sistema delle fatturazioni false (per questo l’inchiesta non riguarda il mandatario politico, che effettivamente riceve un bonifico da una società privata). Se ne trova traccia anche in un’intercettazione di un dialogo tra Marchese e il consigliere del Cvn Pio Savioli. Dice Savioli: «…la verità è che Piergiorgio su queste cose tende… mette cose… incomprensibili… ingegneria… noi li fa con la Clea, li prepara faccio per dire…». (Sara Monaci, Il Sole 24 Ore)

 

Published by
Warsamé Dini Casali