L’utilizzo di false coppiette, composte da agenti di polizia o carabinieri e spedite nei boschi intorno a Firenze nel tentativo di fare da ”richiamo” all’assassino o agli assassini dei delitti del Mostro di Firenze, fu uno degli stratagemmi usati nel corso dell’inchiesta. Lo ha ricordato giovedì pomeriggio, 16 settembre, il magistrato Pier Luigi Vigna, che guidò quelle indagini, durante la presentazione di un libro sugli infiltrati di polizia, carabinieri e guardia di finanza nelle organizzazioni criminali.
”Erano dei richiami – ha spiegato Vigna – così come quelli che i cacciatori piazzano al capanno di posta per attirare la selvaggina”. ”Polizia di Stato e carabinieri – ha ricordato ancora il magistrato – pensarono, giustamente, a questa tecnica investigativa: mandare nei boschetti finte coppie nella speranza che venissero avvicinate dal cosiddetto Mostro di Firenze”.
