ROMA – Fate scorte per tempo, andate al supermercato, in farmacia. Il Movimento dei Forconi minaccia: “Blocco totale dei tir”. Lo dice e lo scrive in un volantino in cui avverte gli italiani, gli chiede di fare scorte prima. Per non rimanere poi senza latte, pane, medicine. Parole e minacce, quelle dei Forconi, che arrivano alla fine del terzo giorno di blocchi, nella serata dell’11 dicembre mentre Enrico Letta si prepara a incassare la fiducia anche in Senato dopo averla ottenuta alla Camera.
E parole che arrivano dopo un’altra giornata in cui non sono mancati episodi di violenza. A Milano, per esempio, dove un gruppo di manifestanti è venuto a contatto con una ventina di tifosi dell’Ajax irritati per il traffico rallentato. Dagli insulti alle mani il passo è stato breve. Tutto poi sedato da un intervento della polizia.
Ma non è l’unico episodio critico. A Torino, dove la situazione rimane calda, è stato arrestato un camionista che si spostava da un blocco all’altro per paralizzare il traffico. Sempre a Torino altre due persone sono state arrestate per aver obbligato i commercianti ad abbassare le saracinesche delle loro attività. Ora l’attenzione si sposta su Roma dove i Forconi annunciano un mega corteo che porterà in strada milioni di persone.
La politica, intanto, si divide. Perché in Senato Enrico Letta si limita a ricordare che “non rappresentano tutto il Paese” come se chi manifesta fosse in qualche modo tenuto a farlo. Il più duro resta il ministro Angelino Alfano che ribadisce l’intenzione di reprimere “ogni minaccia e intimidazione”. Non solo, il ministro dell’Interno fa capire di essere al lavoro per prevenire e stroncare infiltrazioni eversive:
“Abbiamo segnali chiari da parte dell’intelligence: non sto qui ad aggettivare le ali estreme di questo movimento, ma certamente abbiamo gli occhi su di loro e sapremo cosa fare se esagerano”.
Ma dalla Lega arrivano segnali decisamente diversi. Perché se ieri era stato Beppe Grillo a creare il caso politico invitando la polizia a unirsi ai manifestanti, oggi tocca al neo segretario del Carroccio Matteo Salvini dire che i “Forconi dovrebbero entrare in Parlamento dopo il voto di fiducia a Letta”. Chi fa retromarcia, almeno in parte, è Silvio Berlusconi. Ieri aveva annunciato l’incontro con una delegazione di autotrasportatori. Oggi tutto cancellato, ufficialmente, per non strumentalizzare. Un modo chiaro per nascondere altro tipo di imbarazzo. Perché un conto è annunciare e un conto è incontrare non si sa bene chi e in rappresentanza di chi.
Intanto, però, in attesa di capire se e quando ci sarà la marcia su Roma la situazione resta tesa. E aumentano gli episodi denunciati di intimidazione e violenze. Tra gli altri a denunciare è la Cgil che parla di “assalti alle Camere del Lavoro” da Biella ad Andria. A Torino, la città luogo degli scontri più duri, la procura indaga per devastazione.
E arrivano i primi distinguo, come quello di Mariano Ferro, forcone della prima ora e leader siciliano, che rivendica la natura non violenta del movimento. A Bari, poi, arriva la prima “contro-manifestazione” per protestare contro i blocchi.