ROMA – Sono già rientrati in Italia i quattro turisti rimasti più gravemente coinvolti nell’incidente stradale di martedì scorso in Namibia, costato la vita a una donna di Vercelli. La società assicurativa Europe Assistance ha inoltre inviato un proprio medico sul posto per valutare le condizioni di salute degli altri feriti e deciderne, di conseguenza, la data del rientro.
I quattro – di Vercelli come la pensionata morta nell’incidente- non hanno voluto rilasciare dichiarazioni al loro rientro, hanno solo annunciato che: “Ci sarà una causa contro il tour operator, preferiamo non dire niente”. Il viaggio era un safari proposto da Avventure nel Mondo.
”Non so – spiega il direttore di Avventure nel Mondo Paolo Nugari – se al momento il mezzo usato, un camion 4×4 adattato per il deserto, stesse viaggiando su asfalto o su pista”. I nostri veicoli, informa Nugari, ”vengono affittati presso un’agenzia da noi ben conosciuta e gli autisti sono del posto. I quali – sottolinea – seguono le nostre indicazioni sui limiti di velocità da tenere nelle varie aree della Namibia, visto che le strade sono scorrevoli anche se il più delle volte non asfaltate”.
Ma, chiarisce, ”ho parlato con l’autista e mi ha assicurato che al momento dello scoppio della gomma stava tenendo una velocità assolutamente normale”. Nugari spiega di essere ”vicino agli sfortunati e ai familiari della donna morta”. Però aggiunge, ”purtroppo è scoppiata una gomma, cosa che può succedere ovunque, e ciò non può mettere in dubbio la nostra serietà e professionalità. E questo lo dico perché chi in questi giorni avesse letto la stampa si sarà fatto sicuramente un’idea sbagliata della nostra organizzazione. Noi – aggiunge – non siamo assolutamente borderline e siamo sempre molto attenti alla sicurezza dei nostri viaggiatori, i quali, mi piace dirlo, hanno mediamente un livello di preparazione, anche a livello culturale, più alto della media dei turisti”. In questo momento, dice ancora il direttore di Avventure nel Mondo, ”abbiamo molte persone in Namibia, circa 40 gruppi, ciascuno formato da circa 10-12 persone, e quindi statisticamente è chiaro che la nostra organizzazione abbia più probabilità di essere coinvolta in incidenti, come quello di due giorni fa, purtroppo mortale”.
