NAPOLI – Massacrò la madre a martellate perché lei si opponeva a una relazione incestuosa: tre anni dopo il delitto Giovanni Iacone, 52 anni, cognato del boss Raffaele Cutolo, è stato arrestato dai carabinieri. Nel 1996 Iacone aveva assassinato nello stesso modo la moglie, Roberta Tamburrini, mentre i figli dormivano. Pasqualina Alaia, madre di Giovanni e di Immacolata Iacone, la moglie di Raffaele Cutolo, fu uccisa il 20 maggio del 2008 a Ottaviano, la cittadina del Vesuviano di cui è originario anche l'ex capo della Nuova camorra orgnizzata.
L'ultimo a vederla fu il figlio, che, come spiega in una nota il procuratore della Repubblica di Nola Paolo Mancuso, era anche l'unico ad avere un movente: l'anziana madre si opponeva alla relazione che lui aveva intrecciato con una possibile sorellastra. Arrestato subito dopo il delitto, Iacone venne poi scagionato perché nei suoi confronti non furono raccolti indizi sufficienti. Nuove indagini, complessi accertamenti di natura tecnica, ulteriori e più precise testimonianze raccolte dai carabinieri hanno indotto il gip del Tribunale di Nola a emettere una nuova ordinanza di custodia cautelare.
Giovanni Iacone, sottolinea Mancuso, ha un lungo elenco di precedenti penali, tra cui vari omicidi particolarmente crudeli. Entrò giovanissimo nella Nco di Raffaele Cutolo, che grazie a lui, durante un processo, conobbe la giovane donna che sarebbe diventata sua moglie. Nei primi anni Settanta, ancora minorenne, subì le prime denunce per furto aggravato e porto d'arma da fuoco; nel 1978 fu arrestato per estorsione. Nel 1980 finì in carcere per l'omicidio di Domenico Bove; cinque anni dopo la Procura della Repubblica di Nuoro lo accusò, assieme ad altri camorristi della Nco, del terribile assassinio del boss milanese Francis Turatello, avvenuto nel penitenziario di Badu `e Carros durante la ''mattanza delle carceri'' del 1981.
Turatello era stato accoltellato, sventrato e le sue viscere addentate in segno di disprezzo. Dal maggio del 1987 Giovanni Iacone trascorse gran parte dei suoi periodi di detenzione in reparti psichiatrici. Scarcerato nel 1996, venne nuovamente arrestato e condannato a 16 anni per l'uccisione a martellate della moglie, avvenuta a Cimego (TN) il 28 marzo di quell'anno, dopo una violenta lite in casa. Dal 27 novembre 2006, tuttavia, il cognato di Cutolo era tornato in libertà. Meno di due anni dopo, la sua furia omicida sarebbe esplosa di nuovo e con le stesse modalità contro la madre.