NAPOLI – “Avevo 11 anni quando iniziarono in sagrestia le violenze di don Silverio. Io stavo zitto perché avevo paura di peccare”: a parlare, intervistato da Franca Giansoldati del Mattino, è una presunta vittima del sacerdote di Napoli accusato di violenze sessuali su minori.
Il giovane oggi ha 37 anni, ma dice di ricordare ancora bene quei momenti:
“Mi si ferma il respiro ogni volta che penso al rischio che possono correre altri bambini. Faccio fatica a tornare a quel periodo. Avevo 11 anni e a quell’età si è davvero piccoli, cuccioli, incapaci di leggere tra le righe il male, e così ci si affida ai grandi pensando che siano loro i modelli ai quali ispirarsi. Don Silverio era il parroco di Ponticelli ed era conosciuto da tutti, era un mammasantissima, una persona tenuta in grande considerazione dalla comunità”.
Gli abusi sarebbero cominciati progressivamente, ha spiegato al Mattino:
“La mia famiglia si trasferì in quel quartiere e iniziai a frequentare la parrocchia, facevo il chierichetto, andavo a giocare a pallone e così conobbi quel sacerdote. Era il secondo sacerdote della parrocchia, l’altro si chiamava don Ciro Cocuzza. Mi sono spesso chiesto se don Ciro abbia mai subodorato qualcosa vedendo che dalla casa di don Silverio spesso entravano e uscivano diversi ragazzini. L’idea che mi sono fatto da adulto è che in fondo erano in tanti a sapere, o a sospettare ma si finiva per stare zitti perché quella era la cosa da fare. Ripeto, don Silverio era uno tenuto in grande considerazione dalla comunità”.
Quindi iniziarono i giri in auto insieme: don Silverio, ha raccontato l’uomo al Mattino, lo portava con sé quando andava a fare le visite pastorali in zona.
“Mi ripeteva che ero il suo chierichetto di fiducia. Mi lodava e io mi sentivo importante, ero così fiero. E poi era generoso. Mi faceva regali che altrimenti non mi sarei potuto permettere. Mi fece trovare persino una bicicletta. Prendeva 20 mila lire dal portafoglio dicendomi che era un piccolo regalo per me. Sapeva conquistare la fiducia della gente. E anche la mia. Purtroppo. Don Silverio abitava con la madre ma aveva in uso un’altra casa, una villa, in località Guindazzi, a borgo Trocchia. Quello fu un luogo che utilizzò spesso con me anche se le violenze iniziarono in sacrestia”.
Nei confronti di don Silverio sono state presentate diverse denunce negli anni. La Curia partenopea ha sempre respinto le accuse affermando che le vittime non si sono volute sottoporre a una visita psichiatrica con un esperto di ricostruzione della falsa memoria.