Secondo quanto si è appreso, il professionista, sotto l’effetto dello stupefacente, eseguiva anche interventi chirurgici. Il suo nome è venuto fuori da alcune intercettazioni. Nelle conversazioni con gli spacciatori le dosi di cocaina erano definite ‘bottiglie di vino’, ‘profumi’ o ‘borse’.
Il ginecologo spendeva per ciascuna dose di cocaina circa 90 euro; per questo prezzo otteneva che gli spacciatori gli consegnassero lo stupefacente in clinica, allo studio, a casa o in strada e non frequentava così luoghi noti per lo spaccio. Insomma, pagava di più rispetto al prezzo di mercato proprio per non esporsi. Le telefonate agli atti dell’inchiesta sono una cinquantina, con diversi componenti della banda. Nei colloqui, tutti molto brevi, il professionista mostra spesso impazienza di ricevere cocaina.