ROMA – Natalie, il trans brasiliano che fu amante del presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, chiede i danni ai ministeri della Difesa e dell’Interno per i reati commessi ai suoi danni dai carabinieri che il 23 gennaio si presenteranno davanti al Gup del Tribunale di Roma, il quale dovrà decidere se rinviarli a giudizio e con quali accuse.
La tesi, esposta dal difensore di Natalie, Antonio Buttazzo, è che i carabinieri ora imputati si presentarono all’appartamento dove il trans si intratteneva con Marrazzo indossando l’uniforme, quindi erano nel pieno delle loro funzioni: sia come militari sia come agenti di polizia giudiziaria.
Questo fa ricadere sui due ministeri nella cui competenza i carabinieri operano l’onere della responsabilità civile, come a qualsiasi datore di lavoro per le malefattte di un dipendente.
Anche Marrazzo, tramite il suo legale, Luca Petrucci, ha presentato la stessa richiesta: tra i due c’è solo una differenza, di soldi naturalmente, come accade in tutte le storie d’amore orma terminate.
Natalie sostiene che appartenevano a lei i 5 mila euro che c’erano in casa sua al momento dell’irruzione della pattuglia. Per Marrazzo, duemila erano invece suoi, cioè del giornalista diventato politico e costretto dall’ipocrisia del suo partito, il Pd, a dimettersi a seguito dello scandalo.
A favore di Natalie sembra esserci un semplice ragionamento. I 5 mila euro che erano nell’appartamento e di cui i carabinieri si impossessarono erano il compenso di Natalie.
Stravagante quanto si vuole per l’ammontare ma comprensibile alla luce del rapporto che esisteva tra Natalie e Marrazzo. Anzi, a leggere le dichiarazioni dei due ex amanti, erano un vero e proprio contributo di mantenimento che andava. Oltre la semplice prestazione sessuale, seppur accompagnata, secondo l’accusa, da fornitura di costosa cocaina, circostanza negata dal trans.
L’aggiunto della Procura della Repubblica di Roma, Giancarlo Capaldo, ha chiesto il rinvio a giudizio per otto persone. I principali accusati sono quattro carabinieri “infedeli”, tre pusher e lo stesso trans Natalie.
Al centro c’è il maresciallo Nicola Testini, accusato di aver causato, con premeditazione, la morte del pusher Gianguerino Cafasso. Fornendogli una miscela di droga letale, il 12 settembre 2009.
L’indagine è nata dopo lo scandalo che ha coinvolto l’ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo. In quell’occasione i carabinieri hanno fatto irruzione nell’appartamento della trans Natalì, girando un filmato dell’incontro con il politico in cui compariva anche della cocaina. Lo scopo sarebbe stato quello di estorcere denaro. Secondo la ricostruzione degli inquirenti il maresciallo Testini e i carabinieri Luciano Simeone e Carlo Tagliente, portarono via 5mila euro, e si fecero consegnare 3 assegni per un totale di 20mila euro da parte del governatore.
