L’Arpacal, agenzia regionale per l’ambiente calabrese ha deciso che da lunedì 26 ottobre comincerà seriamente a svolgere delle “operazioni di terra” per scovare i veleni seppelliti nel territorio calabrese.
S’inizierà a quanto pare, dalla foce del fiume Oliva nel comune di Serra d’Aiello, provincia di Cosenza, dove sarebbero sepolti i rifiuti radioattivi e tossici trasportati dalla nave “Rosso” (ex “Jolly Rosso”), finita sulla spiaggia di Campanara San Giovanni nella notte del 14 gennaio del 1990: ossia ben 19 anni fa.
Con molti anni di ritardo quindi, la Regione proverà a dare una risposta ai timori che sono emersi da quando è stata scoperta la nave dei veleni a Cetraro nel cosentino. Dopo molti anni di impunità per i responsabili e diverse Procure che hanno indagato sui veleni dispersi lungo i 700 chilometri della costa calabrese e del suo entroterra, si vuole dimostrare una certa mobilitazione da parte dei pubblici poteri che improvvisamente si mostrano interessati al problema, pur continuando tuttavia a tralasciare un aspetto importante: ancora nessuna delle dieci navi affondate con a bordo i rifiuti radioattivi è stata individuata o ispezionata.
A tracciare una ricostruzione dettagliatissima del dramma dei veleni sepolti, fu già l’ex sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento in carica nel 2004 – l’onorevole Cosimo Ventucci del Pdl – in occasione della risposta ad un’interpellanza il 15 luglio dello stesso anno. Un allarme assolutamente inascoltato per anni e anni, soprattutto dal suo stesso governo.
Intanto, a 11 miglia a largo di Cetraro, una nave geostazionaria ha cominciato le ricerche nel luogo dove si presume ci siano i resti del cargo Kuski, inzeppato di scorie radiattive o rifiuti tossici, affondata a colpi di dinamite da un commando mafioso. A Cetraro invece, il sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia, resta assediato dai pescatori che protestano per l’assenza del governo rispetto ai problemi legati al fatto che nessuno compra più pesce per paura.