CROTONE – Il coraggio di Lea Garofalo, la testimone di giustizia fatta uccidere a Milano dal marito, Carlo Cosco, continua a illuminare il lavoro degli investigatori. Decisive sono state le sue rivelazioni che hanno potato all‘arresto di 17 persone da parte dei carabinieri del Comando provinciale di Crotone nei confronti di affiliati alla ‘Ndrangheta.
Lea Garofalo, prima che il marito la facesse uccidere, poi bruciare e gettare in un tombino quattro anni fa, aveva fornito un importante contributo per svelare gli affari delle cosche della zona di Crotone. Moglie di boss, figlia e sorella di boss, non voleva accettare la vita delle ndrine. Si ribellò e parlò e per questo fu annientata: di lei sono rimasti 2.812 frammenti ossei ritrovati in un tombino a Milano. E le sue testimonianze che ancora oggi danno i loro frutti.
Proprio nei giorni scorsi si sono celebrati a Milano i suoi funerali organizzati su iniziativa del sindaco del capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia, che ha voluto rendere omaggio alla memoria della testimone di giustizia. La figlia di Lea Garofalo, Denise Cosco, che si è collegata telefonicamente durante i funerali rivolgendo un saluto commosso alla madre, vive da tempo sotto protezione in una località segreta.
Oltre a Lea Garofalo, altri testimoni di giustizia e pentiti di ‘ndrangheta hanno collaborato con la Dda di Catanzaro per gli arresti di lunedì notte. Oltre che in Calabria e in Emilia Romagna, l’operazione è in corso anche in Lombardia, Piemonte, Campania e Abruzzo. Agli arrestati vengono contestati, a vario titolo, almeno 7 omicidi avvenuti tra il 1989 e il 2007, la detenzione abusiva di armi e lo spaccio di droga.