TORINO – La 'ndrangheta ha messo radici nel Basso Piemonte. I carabinieri del Ros hanno smantellato con 19 arresti una cosca che operava fra Novi Ligure, Alba, Asti e Sommariva del Bosco, terra di colline verdissime, di vini pregiati e di aziende alimentari conosciute in tutto il mondo. Nella rete degli inquirenti e' finito anche un consigliere comunale di Alessandria, Giuseppe Caridi, eletto nel 2007 nella lista del Pdl, presidente della commissione ''politiche e territorio'': la novita' e' che non si tratta di un politico amico dei malavitosi, ma di un vero e proprio affiliato.
Proprio ad Alessandria, nel corso di una perquisizione, il Ros ha trovato un documento, vergato a penna in stampatello, che descrive nei minimi dettagli una parte del complesso rito di ammissione di un aspirante ''picciotto''. Il candidato, sollecitato dalle domande dell'officiante, deve proclamarsi ''servo di umilta''' e pronto a ''servire i suoi saggi mastri''. Caridi, 54 anni, originario di Taurianova (Reggio Calabria), titolare di un negozio di calzature, e' stato nominato ''picciotto'' il 28 febbraio 2010 nel corso di una cerimonia che si e' svolta a casa sua. Che un politico entri nella 'ndrangheta e', di per se', una cosa proibita dalle regole dell'organizzazione.
Ma Caridi, nel corso di una conversazione intercettata dalla Dda di Genova, viene descritto da Domenico Gangemi, uno dei presunti boss della Liguria, come ''un buon cristiano'', uno per cui vale la pena ''chiudere un occhio'' perche' ''un politico fa comodo''. E l'interlocutore – rimasto sconosciuto – ammette: ''L'Italia e' cambiata, anche noi dobbiamo fare le riforme''. L'inclusione di Caridi segna – secondo gli inquirenti – il tentativo della 'ndrangheta di entrare direttamente in politica; il gip Giuseppe Salerno, nell'ordinanza di custodia, si spinge a dire che il consigliere comunale e' ''un concreto pericolo per la liberta' e la democrazia''. La banda del Basso Piemonte (in gergo, una ''locale'') era guidata da Bruno Pronesti', ma uno dei suoi esponenti, Rocco Zangra', cerco' di sganciarsi: il 30 agosto 2009, nel corso di un incontro in un agrumeto di Rosarno (Reggio Calabria), il boss Domenico Oppedisano detto ''Zio Mico'' gli diede il permesso di aprire una ''Societa' minore''. Nelle carte dell'indagine dei Ros e della procura di Torino, che si intreccia con accertamenti svolti a Genova e con l'operazione ''Crimine'' di Reggio Calabria dello scorso anno, non si trova traccia di episodi specifici di droga, usura, infiltrazioni negli appalti, controllo di voti. Ma due documenti raccolti oggi dai carabinieri sono stati definiti ''molto interessanti'' dal procuratore Gian Carlo Caselli: sono fogli intitolati ''Fiori da prendere'' e ''Fiori mandati a casa'', e sono composti da elenchi di nomi ed esercizi commerciali corredati da delle cifre.
L'operazione di oggi segue quella che, due settimane fa, ha portato a 151 arresti a Torino e in Provincia, e ha svelato i tentativi delle cosche di condizionare il mondo politico locale.