
Alcuni blocchi organizzati dagli attivisti nell'area del cantiere Tap, dopo il verdetto del Tar Lazio che ieri ha dato il via libera all'azienda per riprendere le operazioni di espianto degli ulivi nella zona dove arriverà il gasdotto, respingendo così il ricorso della Regione Puglia, gli attivisti 'No Tap' sono nuovamente sul piede di guerra. In circa 300 sono presenti sul posto e nella notte hanno eretto ancora delle barricate, a Melendugno, 21 aprile 2017. ANSA/STEFANIA CONGEDO

ROMA – No Tap, quelli contro il gasdotto in Puglia (e anche altrove se fosse altrove). Quando un paio di settimane fa il Tar del Lazio ha sospeso l’attività del cantiere che prepara il gasdotto appunto (un tubo sotterraneo che arriva dal mare e spunta otto chilometri all’interno) quelli No Tap hanno eletto il Tar del Lazio a regno, presidio, esempio della legge vera, buona e giusta.
Ieri il Tar del Lazio, lo stesso, esaminate le carte, esaminato anche come si dice “il merito” della questione, ha detto che nulla osta al gasdotto, che si può fare, che è in regola, legittimo e che il cantiere si può riaprire. E i No Tap, che avevano benedetto come vera democrazia il Tar che sospendeva, ora gridano a sentenza dell’anti democratico e anti popolo Tar.
Perché per i No Tap c’è una sola legge e Tribunale e istituzione buona: quella che dà loro ragione, che fa come loro intimano. Dicono democrazia ma intendono obbedienza. Stato, governo, magistratura devono obbedire alla loro suprema missione di fare come hanno deciso in comitato, assemblea, corteo.
Si rivolgono alla giustizia e invocano giustizia. Se la giustizia dà loro responso favorevole, bene, viva la giustizia. Ma se sentenza avversa, allora si fotta la giustizia. E infatti rieccoli con le barricate a circondare il cantiere e a ricattare la pubblica opinione.
Il ricatto è: se ci toccate, se ci spostate dalla barricate, se fate applicare la legge, la sentenza, se applicate le scelte legittime dello Stato, del governo, dei Tribunali (e anche dei tecnici a salvaguardia dell’ambiente) allora noi gridiamo e sceneggiamo la repressione. Spesso il ricatto è arricchito, insolentemente adornato, da bambini portati lì ad agitar cartelli. Talvolta il ricatto è benedetto con presenza e parole da qualche parroco. Sempre il ricatto è contro firmato da qualche sindaco del territorio.
Ma sono trecento, il ricatto è grosso e in Italia molto spesso funziona. Ma sono trecento a cercare di imporre che l’unica legge è la loro. E questa, questo rifiutare esista altra regola o legge da rispettare che non sia la propria volontà, interesse o convinzione, questa è violenza. Il fatto che sia una violenza infarcita di luoghi comuni e soprattutto invasata di anti modernismo, di anti e No Tutto non fa di questa gente dei demoni, solo dei cattivi cittadini. Ma, se non demoni, perché mai dei santi che non si possono toccare, altrimenti è sacrilegio nei telegiornali?
