Tav: Caselli, dico no ai politici conniventi
TORINO, 31 AGO – ”L’escalation delle violenze in Valle di Susa è preoccupante. Ma è altrettanto preoccupante il silenzio che arriva da alcuni uomini della cultura, della politica, della pubblica amministrazione e anche dell’informazione, perché è un silenzio che può partire dalla sottovalutazione per rasentare qualcosa di peggio: la connivenza”. E’ dura la requisitoria di Gian Carlo Caselli, procuratore capo a Torino, contro quelle persone che non si limitano a simpatizzare per il movimento No Tav o ad appoggiarne le iniziative, ma che, quando una manifestazione sfocia nel vandalismo o nella guerriglia, e quindi scattano le denunce, gli arresti e le inchieste, ”sembrano pretendere che la legge non vada applicata”. ”Una pretesa – aggiunge – che non ha niente a che fare con quella Costituzione che loro stessi proclamano di voler difendere”. L’occasione è una conferenza stampa in cui si illustra l’ultimo intervento dei carabinieri in Valle di Susa, il sequestro di un arsenale di razzi, molotov, cesoie, fionde e chiodi a tre punte. Il magistrato non fa i nomi ma basta rileggere le cronache delle ultime settimane per giocare a indovinare di chi sta parlando. C’è lo scrittore Erri De Luca, del quale, con una lettera a un quotidiano, ha criticato un articolo. O Gianni Vattimo, europarlamentare e filosofo (che lunedì prossimo, tra l’altro, è stato convocato al Palagiustizia per spiegare come mai, nel fare visita a un No Tav detenuto, si è fatto accompagnare da due attivisti). O magari Davide Bono, consigliere regionale del M5S, che qualche giorno fa ha detto che se ”per caso” la procura di Torino ha aperto la caccia ai No Tav dopo ”le pressioni politiche” di Pd e Pdl, Caselli farebbe bene a dimettersi. ”In nessun caso si può accettare o tollerare una manifestazione violenta” dice il magistrato, che ne ha anche per l’informazione e per gli ”ineffabili social network” che interpretano i fatti a modo loro. L’esempio è quello dei blocchi stradali sull’autostrada del Frejus: ”C’erano vedette, sorveglianza ai varchi di accesso, viaggiatori costretti a fermarsi e a mostrare i documenti. Si chiama ‘controllo del territorio’. Ma è una funzione riservata ai poteri pubblici. Chi la esercita senza farne parte non rispetta la Costituzione. Eppure abbiamo letto una cronaca in cui si delegittima una parte lesa, un camionista, dicendo che era ‘alterato’. Ed è lo stesso metodo che si usa nei casi di violenza sessuale: lo stupratore tenta di presentarsi come una mammoletta per far ricadere la colpa sulla donna”.
Alle parole dure di Caselli seguono quelle altrettanto dure dello scrittore Erri De Luca (ex servizio d’ordine di Lotta Continua), che il primo settembre viene intervistato dall’Huffington Post:
ROMA, 1 SETTEMBRE. Erri De Luca, ha ragione il procuratore capo di Torino quando paventa il terrorismo No Tav? Caselli esagera.
Forse esagera, ma in macchina i due ragazzi arrestati avevano caricato molotov…
(sorride ironicamente) …Sì, pericoloso materiale da ferramenta. Proprio quello che normalmente viene dato in dotazione ai terroristi. Mi spiego meglio: la Tav va sabotata. Ecco perché le cesoie servivano: sono utili a tagliare le reti. Nessun terrorismo.
Dunque sabotaggi e vandalismi sono leciti?
Sono necessari per far comprendere che la Tav è un’opera nociva e inutile.
Sono leciti anche quando colpiscono aziende che lavorano per l’Alta Velocità come quella di Bussoleno, chiusa per i continui danneggiamenti? Non si rischia un conflitto tra lavoratori e valligiani?
La Tav non si farà. È molto semplice.
La posizione è chiara. Ma è antitetica a quella presa dal governo.
Non è una decisione politica, bensì una decisione presa dalle banche e da coloro che devono lucrare a danno della vita e della salute di una intera valle. La politica ha semplicemente e servilmente dato il via libera.
Di questo passo, afferma Caselli, arriveremo al terrorismo. Lei invece quale soluzione propone?
Non so cosa potrà succedere. Mi arrogo però una profezia: la Tav non verrà mai costruita. Ora l’intera valle è militarizzata, l’esercito presidia i cantieri mentre i residenti devono esibire i documenti se vogliono andare a lavorare la vigna. Hanno fallito i tavoli del governo, hanno fallito le mediazioni: il sabotaggio è l’unica alternativa.
Politicamente come si risolve?
Arriverà un governo che prenderà atto dell’evidenza: la valle non vuole i cantieri. E finalmente darà l’ordine alle truppe di tornare a casa.
Il giorno in cui viene interrogato dalla procura di Torino per la sua visita in carcere al militante no-Tav, anche Vattimo risponde, con toni meno accesi, a Caselli.
Tav: Vattimo, terrorismo? Caselli la mette giù troppo dura..
TORINO, 2 SET – ”Nutro grande rispetto per Caselli con il quale sono sempre stato in ottimi rapporti. Ci davamo anche del tu. E’ stato lui, un giorno, quando l’ho incontrato a un’iniziativa pubblica, a dirmi ‘con te non posso più parlare perché sei testimone al processo per i fatti del 3 luglio 2011 (scontri in Valle di Susa costati il ferimento di duecento poliziotti e carabinieri – ndr)”. Lo ha detto l’europarlamentare Gianni Vattimo al Palazzo di Giustizia di Torino, dove oggi è stato convocato dai pm per spiegare le circostanze della sua visita a un attivista No Tav nel carcere delle Vallette. ”I magistrati – ha aggiunto l’europarlamentare – fanno il loro lavoro. Caselli ha le sue ragioni. Io pero’ penso che sulla questione Tav la stia mettendo giù troppo dura. Se in Italia dovesse mai esplodere il terrorismo non sarà a causa del Tav, ma della disoccupazione e della crisi economica”.Tav: Vattimo, no a bruciare capannoni ma capire perché
TORINO, 2 SET – ”Io non sono d’accordo con chi brucia capannoni o macchinari. Non lo giustifico. Ma dico che bisogna capire perché si è arrivati a questo punto. A questo clima del cavolo. Il fatto è che la popolazione non è mai stata davvero consultata sul Tav: al massimo hanno parlato di far passare la ferrovia in un certo posto o qualche metro più in là. Nessuno ha mai ascoltato la gente. Ed è un errore di base. Se nessuno ascolta la gente, come fa la gente a farsi ascoltare?”. Così Gianni Vattimo oggi a Torino. ”Sono convinto – ha aggiunto – che il Tav sia un’impresa del cavolo. A suo tempo, da eurodeputato, fra il 1999 e il 2004, credo di avere votato a favore del corridoio 5 (il cosiddetto asse Lisbona-Kiev – ndr) Anche Di Pietro era a favore. Ma ora bisogna rivedere il tutto. Dov’è il corridoio 5? Esiste solo questo pezzetto in Valle di Susa su cui si intestardisce il Pd”.
