Non andava a messa così il prete rifiuta di celebrare il funerale

«Mai vista a messa. Né lei, né la sua famiglia. E io non celebro i funerali». Don Rocco, parroco di Tito scalo (Potenza), ha chiuso le porte della chiesa a Filomena, la pensionata passata a miglior vita, che non andava mai a messa.

La famiglia della donna è decisamente incredula: «Ma è possibile che un prete si rifiuti di celebrare un funerale? Alla fine – spiegano i parenti della donna – ci siamo rivolti al parroco di Tito paese che ci ha accolti amorevolmente come ogni sacerdote dovrebbe fare. È nella sua chiesa che abbiamo celebrato il rito funebre. Ora stiamo metabolizzando la scomparsa di Filomena, ma questa vicenda è ’incredibile per una chiesa che dice di voler essere vicina alla gente».

La storia è sulla bocca di tutti in paese anche perché tra don Rocco ed i suoi fedeli non è corresse già buon sangue. Fioccano infatti accuse per altre vicende: c’è chi, in particolare, focalizza l’attenzione sull’atteggiamento da «padre-padrone» del sacerdote quando, ad esempio, impedisce ai ragazzi di giocare davanti alla chiesa o nel momento in cui decide, incurante delle richieste dei cittadini, di far togliere le panchine sistemate a pochi metri dall’ingresso della parrocchia. Spuntano anche aneddoti più privati, come il presunto allontanamento dalla chiesa di un disabile, R. S., che avrebbe avuto il coraggio di contestare una decisione di don Rocco, o gli echi di un matrimonio celebrato la scorsa estate. In quel’occasione, durante la cerimonia, il prete avrebbe sonoramente sgridato, interrompendo l’omelia, un bambino di tre anni che gironzolava da un banco all’altro: «Mandatelo via», avrebbe tuonato il prete. Un rimprovero che si è tradotto in forte imbarazzo per gli invitati e gli stessi sposi.

Da Firenze, dove si trova in ritiro spirituale, don Rocco rispedisce al mittente tutte le accuse. Sul caso specifico dei funerali negati conferma la sua posizione: «La Chiesa è una cosa seria, non si può venire qui solo per chiedere e non farsi mai vedere. Non conosco nessuno di quella famiglia, è gente che non vive la realtà del posto. Bisogna finirla di considerare la Chiesa un’agenzia a gettoni, che serve solo all’occorrenza. E poi quella famiglia ha mandato da me un addetto alle pompe funebri, non è venuta in parrocchia neppure in questa circostanza».

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Emiliano Condò