ROMA – Mai più figli di serie A e quelli di serie B: i figli naturali potranno avere nonni, fratelli ed eredità al pari dei loro omologhi legittimi, nati cioè all’interno del matrimonio. La Camera ha dato l’ok definitivo martedì pomeriggio, approvando in terza lettura il disegno di legge con 366 voti a favore, 31 contrari e 58 astenuti.
La riforma elimina definitivamente la distinzione di status tra figli legittimi, solo perché nati all’interno del vincolo matrimoniale e naturali. L’intervento modifica alcuni articoli del codice civile in modo da garantire ai figli naturali lo stesso diritto a una famiglia dei, sinora più fortunati, figli di sposati. Per loro scatterà lo stesso vincolo di parentela con nonni e zii che finora è stato solo appannaggio dei figli legittimi. Lo stesso dicasi per i diritti di successione.
All’art. 74 si specifica che: “La parentela è il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione sia avvenuta all’interno del matrimonio, sia nel caso in cui è avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio è adottivo”.
Questo vuol dire che in caso di morte dei genitori i bambini potranno essere affidati ai nonni e non dati in adozione o affidati ai servizi sociali. Si privilegia il legame di sangue ma non solo: quando un genitore riconosce il proprio figlio gli effetti non ricadono più soltanto sul bambino ma anche sui suoi parenti.
Nonostante la trasversalità del provvedimento che è stato apprezzato e fortemente voluto da uno schieramento bipartisan, non sono mancati dissensi. In particolar modo in area Udc. Le obiezioni più forti in merito alla norma che consente il riconoscimento anche dei figli nati da un incesto. “Così si mette solo in primo piano la drammatica patologia di uba famiglia colpita da uno dei crimini più gravi che si conoscano” sentenzia Paola Binetti, Udc. Le fa eco Alfredo Mantovano, Pdl, che parla di “sacralizzazione dell’incesto in ossequio a un’ideologia sessantottina che continua a fare danni”.
