
ROMA – Olbia, chiusa clinica abusiva di chirurgia plastica: 4 operati nell’hotel accanto. Una clinica privata abusiva di chirurgia plastica di Olbia, mascherata da ambulatorio, è stata posta sotto sequestro preventivo dai carabinieri del Nas di Sassari e dalla Guardia di Finanza, nell’ambito di una indagine della procura della Repubblica di Tempio Pausania. La struttura si appoggiava anche ad un adiacente albergo dove venivano ricoverati i pazienti.
L’attività di polizia giudiziaria, svolta dalle Fiamme Gialle e dal Nas assieme a personale dell’Assl incaricato della vigilanza sulle strutture sanitarie, è stata coordinata direttamente dal procuratore Domenico Fiordalisi. Le indagini sono iniziate da alcune querele di pazienti che hanno denunciato gravi lesioni per interventi di addominoplastica subiti.
Interventi che la Regione vieta in strutture sanitarie prive di possibilità di ricovero ospedaliero, così come per gli interventi di rinoplastica e di mastoplastica additiva praticati nell’ambulatorio. I finanzieri di Olbia hanno accertato che i circa 300 interventi chirurgici eseguiti nel corso del 2016 nella clinica di chirurgia plastica abusiva, messa sotto sequestro, non venivano interamente fatturati: oltre 730mila euro sono stati incassati dalla clinica senza il rilascio del dovuto documento fiscale. Il pagamento della parte in nero veniva effettuato prevalentemente in contanti.
Le indagini sui “reati di lesioni colpose” sono scattate dopo le querele presentate in Procura da quattro donne, e poi si sono allargate “all’esercizio abusivo di struttura sanitaria con ricoveri ospedalieri in luogo non autorizzato”. L’inchiesta che fa capo al procuratore della Repubblica di Tempio Pausania è seguita dal sostituto Ginevra Grilletti. Il sequestro preventivo emesso in via d’urgenza dalla procura interessa quindi anche una porzione dell’adiacente albergo alla clinica abusiva, nella quale venivano ricoverati i pazienti.
L’attività di polizia giudiziaria, svolta dalle Fiamme Gialle e dal Nas di Sassari ha consentito di individuare, nelle camere dell’albergo, quattro pazienti operate il giorno precedente e che confermavano come il ricovero fosse stato programmato prima dell’operazione e che nella camera d’albergo ricevessero i controlli post operatori da parte del personale medico e paramedico della clinica.
“In una normale camera d’albergo – precisano gli inquirenti – venivano effettuati anche trattamenti medici come iniezioni endovena di antidolorifici e medicazioni”. Nel corso dell’ispezione i militari hanno individuato due lavoratrici “in nero” impegnate nella pulizia tanto delle camere d’albergo quanto della clinica. Inoltre è emerso che la struttura alberghiera annessa non poteva nemmeno essere adibita ad un normale albergo considerato che l’autorizzazione comunale prevedeva che le camere potessero essere utilizzate “in via esclusiva” dai soli frequentatori dell’annessa sala congressi quali convegnisti.