NAPOLI, 21 GIU – Ha un berretto a visiera calato sulla fronte; entra nel bar, ne esce, punta la pistola contro l'uomo che gli sta accanto e lo uccide davanti alle telecamere, in un vicolo del rione Sanita'.
L'autore dell'omicidio del video choc, quello in cui nel maggio di due anni fa fu assassinato Mariano Bacioterracino, per i giudici e' Costanzo Apice, condannato oggi all'ergastolo dalla quinta corte di assise. Il verdetto non era scontato, perche' l'avvocato della difesa, Claudio Davino, in aula ha dato battaglia; inoltre l'inchiesta, che aveva portato nelle scorse settimane all'arresto come mandante del boss di Afragola Antonio Moccia, ha subìto una battuta d'arresto quando il Riesame ha cancellato a Moccia l'accusa di omicidio.
Tuttavia la Corte, presieduta da Adriana Pangia, ha riconosciuto la validita' dell'impianto accusatorio e ha accolto la richiesta del pm Sergio Amato, della DDA. Il caso Bacio Terracino e' uno dei piu' avvincenti di cui gli investigatori napoletani si siano occupati negli ultimi anni. Il movente dell'omicidio, secondo la Procura, e' la vendetta: quella per l'uccisione, avvenuta trent'anni fa, del boss di Afragola Gennaro Moccia, padre di Antonio. Mariano Bacio Terracino, infatti, era l'unico ancora in vita tra i presunti assassini del boss. L'ordine di sparare sarebbe stato dato ad Apice da Antonio Moccia, ma la persona che riferi' questa circostanza alla polizia, il boss Gennaro Sacco, e' stato a sua volta ucciso; al processo il capo della squadra mobile, Vittorio Pisani, ha raccontato in che circostanze Sacco gli fece la confidenza. La sua testimonianza ''de relato'' non era apparsa particolarmente forte: i giudici, invece, l'hanno ritenuta attendibile.
Il video dell'omicidio Bacio Terracino, registrato dalle telecamere di sicurezza del bar in cui avvenne il delitto, fu diffuso dalla Procura di Napoli nell'ottobre del 2009 perche', a distanza di cinque mesi, nessuno tra gli appartenenti alle forze dell'ordine, i collaboratori di giustizia e i confidenti aveva riconosciuto l'uomo che impugnava la pistola. La decisione suscito' molte polemiche: in tanti, come il ministro Maroni, avanzarono perplessita' per le ricadute negative sull'immagine di Napoli. La mossa pero' si rivelo' vincente, perche' nei giorni successivi Apice fu identificato e arrestato. Tra gli elementi di accusa raccolti dalla Procura ci sono anche alcune intercettazioni telefoniche: i familiari, durante la latitanza del giovane, temevano che camorristi vicini alla vittima (''il sistema'') potesse rintracciare Apice prima della polizia e ucciderlo.
