TERAMO, 14 MAG – ''Un giorno capirai quello che oggi ingiustamente stiamo vivendo: ecco perche' io non smettero' mai di combattere per la mamma e per te''. Salvatore Parolisi scrive dal carcere alla figlia Vittoria e le confessa la sofferenza di non poterla abbracciare perche' ''dei giudici con poche righe mi hanno detto che il tuo bene e' quello di non vedermi e di stare lontano il piu' possibile da zia Francesca, dai nonni e dai tanti piccoli amati cuginetti''.
E' stato lo stesso caporalmaggiore dell'Esercito, in carcere dal 19 luglio scorso perche' accusato di aver ucciso la moglie Melania Rea, a chiedere ai suoi legali, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, di recapitare il testo della lettera agli organi di informazione.
Parolisi scrive alla figlia, dopo che la corte d'Appello del tribunale dei minori di Napoli, accogliendo il ricorso della procura minorile, ha sospeso la potesta' genitoriale fino alla conclusione del processo in corso con un rito abbreviato: l'uomo detenuto puo' sentirla al telefono soltanto due volte a settimana.
''Dal primo giorno di carcere ho sempre chiesto di vederti anche per poco – scrive Parolisi alla figlia di due anni -, il tempo di una carezza, di un bacio… Mi sento preso in giro quando penso che eri a pochi metri da me e non ti ho potuto riabbracciare e riempirti di coccole e baci. Adesso molti pensano che non potendoti vedere sia un'ulteriore punizione nei miei confronti, ma non capiscono che stanno facendo del male soprattutto a te, figlia mia''.
Il caporalmaggiore napoletano vorrebbe che tutti, giudici compresi, ''ascoltassero le tue parole che ogni volta mi dici al telefono: ''Papa' quando vieni dal lavoro? Papa' sei nel mio cuoricino'', oppure quando cantiamo al telefono le nostre canzoncine. Io ti prometto cara figlia mia, che mai niente potra' separarci perche' tu sei il frutto dell'amore di mamma e papa'''.