VERCELLI – Resta il giallo sulla morte della piccola Matilda, la bimba di 23 mesi uccisa il 2 luglio 2005 in una villetta di Roasio, in provincia di Vercelli. Antonio Cangialosi, bodyguard ed ex fidanzato della madre di Matilda non andrà a processo. Lo ha stabilito il gip di Vercelli, Paolo Bargero, che ha confermato il non luogo a procedere nei confronti dell’uomo. A distanza di 9 anni l’omicidio di Matilda non ha ancora un colpevole.
La piccola, come accertato dall’autopsia, fu uccisa da un colpo violento alla schiena, forse un calcio, che le provocò lo schiacciamento di rene e fegato. In casa c’erano la madre, Elena Romani, che all’epoca aveva 31 anni, e il suo ex compagno, Antonio Cangialosi. La coppia aveva pranzato dai vicini di casa. Rientrati nel proprio appartamento, Cangialosi e la Romani avevano messo la bimba a riposare sul letto matrimoniale, appartandosi in soggiorno dove si erano addormentati.
Ad un certo punto la Romani sentì la figlia piangere e vide che aveva vomitato, sporcando cuscino e coprimaterasso. La madre lavò la piccola e poi uscì a stendere i panni bagnati mentre il compagno mostrava un cartone animato alla bambina per farla acquietare. Ma in quel momento si accorse che la bimba stava ancora male. Immediata la chiamata al 118 ma ormai per la piccola Matilda non c’è più nulla da fare. I due furono entrambi indagati e per la Romani si aprì il processo. Ma le prove contro di lei non hanno retto.
La donna è stata assolta in Cassazione ed è stato allora che il gup del tribunale di Vercelli ha revocato il non luogo a procedere nei confronti dell’ex fidanzato e ha riaperto l’inchiesta. Nove anni dopo, la morte della piccola Matilda è ancora un mistero.