L’11 ottobre Matarazzo aveva accoltellato la figlia Evelina, di 24 anni, perché non approvava la sua relazione con un ragazzo albanese. La difesa aveva chiesto la derubricazione dell’accusa in lesioni volontarie aggravate e chiesto l’applicazione delle attenuanti prevalenti sulle aggravanti.
L’imputato aveva sostenuto di non essersi portato da casa il punteruolo, usato per colpire al collo la figlia, e di non aver avuto l’intenzione di ucciderla. Aveva puntato anche sulla desistenza volontaria di Matarazzo: dopo aver colpito la giovane in un raptus di violenza, è la tesi difensiva, desistette e non infierì sulla ragazza a terra.
Diversa la ricostruzione del pm, che aveva chiesto una condanna a 8 anni di reclusione. Fortunatamente la coltellata al collo non lese la carotide e la giovane se la cavò con ferite guaribili in 20 giorni.
Matarazzo era preoccupato per la relazione intrapresa con un giovane albanese dalla ragazza, già madre di una bimba di 6 anni avuta a 17 anni da un altro albanese.
Dopo l’ennesima lite la colpì con il punteruolo. Matarazzo si era poi mostrato pentito e aveva spiegato di non aver agito per razzismo nei confronti del nuovo fidanzato della figlia ma perché temeva per il suo futuro.
Nel frattempo, i rapporti tra i due si sono rasserenati. Evelina, che non si è costituita parte civile, lo ha perdonato ed è andata più volte a trovarlo quando era in carcere mentre ora sta scontando i domiciliari. Oggi era in tribunale per sostenere il genitore.