
Ospedali, se ti capita il medico gettonista. Il super cottimo al Pronto Soccorso e in corsia FOTO ANSA
Ospedali e soprattutto alla porta di ingresso degli ospedali, i Pronto Soccorso. Se costretto ad andarci da incidente, disgrazia o grave malore ti affidi ovviamente ad un medico. E dai per ovvio e scontato che il medico che lì si occuperà di te sia un medico di quell’ospedale. Non sempre, anzi sempre meno vero. Le Asl e quindi gli ospedali ricorrono sempre più spesso al medico a gettone, che a dirla così non suona benissimo. Però di “gettone” si tratta nel crescente ricorso ai medici “gettonisti” perché la prestazione professionale concordata e contrattata ha le caratteristiche di un super cottimo: molte ore consecutive di lavoro, massiccio interesse ad un pacchetto super concentrato di turni, retribuzione elevata proprio perché si concentrano e sommano in ridotti spazi temporali le prestazioni. Insomma il medico gettonista, di solito fornito alla Asl da una cooperativa, lavora anche 24/36 ore filate, poi magari ne inanella altre 12/24 in altra struttura sanitaria e così, in tutta legittimità , porta a casa in pochi giorni quel che sarebbe stato lo stipendio di un mese se fosse stato medico per così dire fisso dell’ospedale.
Se ti tocca il gettonista
Per prima cosa non lo sai se gettonista è o no. E in linea di principio e spesso di fatto non c’è alcun motivo di saperlo, tanto meno di diffidare. Il medico che lavora secondo queste modalità può, come ogni altro medico, essere ottimo professionista, oppure normalmente competente e scrupoloso, oppure anche no. Può essere empatico o scostante. Abile e fortunato nella diagnosi, oppure in errore anche se in ottima fede. Il medico a gettone non è di per sé meglio o peggio del medico diciamo fisso. E non è che manchino solide ragioni oggettive per la nascita e crescita di questa figura sanitaria, il medico a gettone.
La vita impossibile o quasi, grazie a noi
Ragioni oggettive: i medici sono pochi, troppi vanno in pensione. E fare il medico al Pronto Soccorso e/o in ospedale è votarsi ad una vita quasi impossibile. Non tanto e non solo per i turni di lavoro, quanto per cosa siamo diventati noi pazienti. Un medico o un infermiere i Pronto Soccorso è normalmente a rischio delle aggressioni, sì aggressioni verbali e fisiche, da parte di chi reclama il diritto di essere curato secondo i suoi tempi. E un medico in Pronto Soccorso e/o in ospedale è sempre ritenuto colpevole se non garantisce la merce guarigione. Deve difendersi da energumeni prepotenti e da avvocati per i quali l’ammalarsi e il morire è sempre e comunque mala sanità . Quindi la tentazione di mollare il posto fisso a stipendio fisso e di fare il medico a super cottimo non nasce da nulla, non è un capriccio. E le Asl, a corto di personale medico nelle strutture ospedaliere, non possono non chiamare i medici appunto a chiamata.
Ma non tutte le coop…
Ma c’è un ma: quello illustrato da inchiesta del Corriere della Sera sul fenomeno medici “gettonisti”. Il ma è nel mancato controllo da parte delle Asl della merce lavoro che di fatto noleggiano. O meglio, controllo solo formale. Onestamente, più in là di un controllo formal-burocratico dalle Asl non si può pretendere. Ma questo lascia spazio anche alla immissione in Pronto Soccorso e/o in corsia di medici dell’ultima o della prima ora e lascia la possibilità di operare come fornitrici anche a coop e aziende che nella pratica considerano le garanzie professionali un ingombrante optional.Â
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